«Voglio riaprire la chiesa dov'è stata uccisa Elisa»

Nino Materi

Elisa Claps, 16 anni, fu uccisa il 12 settembre 1993. In chiesa. Accoltellata e soffocata nel sottotetto che sovrastava l'altare. Il cadavere della studentessa venne ritrovato il 17 marzo 2010: lì, nella stessa chiesa dove la ragazza era stata vista viva per l'ultima volta, ma dove nessuno la cercò mai per 17 lunghissimi anni.

Elisa è stata ammazzata. Ma è come se non fosse mai morta. Il suo nome, a Potenza, resta un atto d'accusa, ancora più forte della sentenza definitiva a trent'anni che ha condannato l'assassino, Danilo Restivo (all'ergastolo in Inghilterra per l'omicidio della sarta Heather Barnett). Per sei anni il luogo che ha celato il segreto del delitto di Elisa è rimasto chiuso; porte sbarrate anche dopo il dissequestro deciso a ottobre 2014 dalla Procura di Salerno.

Ora il colpo di scena, con il nuovo vescovo del capoluogo lucano, Salvatore Ligorio, che ha espresso l'intenzione della Diocesi di riaprire al culto la Chiesa della Santissima Trinità. «La Cattedrale» - a Potenza tutti l'hanno sempre chiamata così - che da tempio sacro è diventato maledetto.

Sul suo futuro, finora, non si era mai trovata la voglia (il coraggio?) di prendere una posizione netta: per anni il ricordo di ciò che di terribile lì era accaduto ha paralizzato mente, anima e cuore di un'intera comunità; senza contare che fino allo scorso anno la controversa figura del precedente vescovo, Agostino Superbo, non consentiva alcun - diciamo così - margine di manovra. Dal 2015 alla guida del gregge lucano c'è però un nuovo pastore, cui va riconosciuta la forza morale di tentare di mettere mano alle bende che ancora coprono la piaga mai cicatrizzata del martirio di Elisa.

La ferita, per la famiglia Claps, resta aperta e lo rimarrà per sempre. Ma opporsi alla riapertura della Cattedrale è la strada giusta per trovare pace? Ha un senso che quella chiesa resti per sempre uno scrigno di dannazione? Restituirlo alla comunità dei fedeli non sarebbe un modo anche per onorare il ricordo di Elisa?

Nella Cattedrale si potrebbe tornare a pregare e a chiedere perdono. E solo Dio sa quante persone debbano ancora farlo verso la memoria di Elisa e dei suoi cari.

La famiglia Claps ha sempre combattuto con forza e dignità. E anche l'ultimo sfogo del fratello di Elisa merita rispetto: «La chiesa ha seppellito mia sorella sotto un castello di menzogne. Chiedevo da 20 anni di andare in quel sottotetto, fin dal giorno della scomparsa di Elisa, quando entrai nella chiesa della Trinità e, per intuito o istinto, pensai di salire ai piani superiori dell'edificio, ma mi dissero che le porte erano chiuse e che non avevano le chiavi, e per anni nessuno ha disposto ispezioni. Riaprire la Cattedrale? Non è questa la priorità. Ci dicano prima tutta la verità su chi ha coperto Restivo, chi sapeva del corpo di Elisa e non ha detto nulla. Tutto il resto è secondario».

Parole - lo ribadiamo - che meritano comprensione.

Ma altrettanto vale per la nota del vescovo Salvatore Ligorio: «Sono in corso verifiche strutturali (gli anni di chiusura hanno gravemente danneggiato la chiesa ndr) per stabilire con esattezza gli interventi da adottare per rendere nuovamente fruibile lo storico edificio». Tradotto dal burocratese: vogliamo tornare a celebrare messa nella Santissima Trinità. E allora fissare il crocifisso sarà anche un po' come baciare Elisa.

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