Rodolfo Parietti
Non una parola incendiaria, nè un sussulto anti-europeo. Anzi: regolazione della barra a dritta, con la rotta economica puntata sulle coordinate di Bruxelles. Rompendo così un silenzio durato giorni, nell'intervista concessa al Corriere della Sera lo scorso week-end, Giovanni Tria ha centrato l'obiettivo: rassicurare i mercati. Missione compiuta dal nuovo inquilino di via XX Settembre al di là di ogni ragionevole desiderio. Non capita infatti tutti giorni, soprattutto con questi chiari di luna, di vedere Piazza Affari cancellare, in un'unica seduta, quanto perso in un'intera settimana. Lo scatto in avanti del 3,42% di ieri riposiziona le lancette al punto in cui erano lo scorso 1° giugno, lima le perdite dell'ultimo mese all'8% e ridà più che una boccata d'ossigeno alle banche (+5,85%) grazie anche alla ritirata dello spread a quota 236 punti, ben 32 in meno di venerdì scorso. Un calo di buon auspicio in vista dell'asta Bot a 12 mesi di domani, un appuntamento che sembrava preoccupare il Tesoro al punto che il controvalore dei bond offerti sarà di soli sei miliardi di euro contro i 6,5 dei titoli in scadenza.
Tria ha insomma colto piacevolmente in contropiede gli investitori. Proprio sui punti più sensibili, quelli che rimandano alla gestione di debito e disavanzo e che spaventavano i mercati per le forti accentazioni poste dal leader grillino Luigi Di Maio e da quello leghista Matteo Salvini su una crescita centrata su una politica di deficit spending (che peraltro condivideva proprio lo stesso Tria) e sulla scarsa attenzione sulla necessità di aggredire un rapporto debito-Pil che viaggia ormai oltre il 130%. Il neo-ministro dell'Economia pare voler andare in direzione contraria: lo ha fatto dichiarando di voler mettere in sicurezza il debito e parlando di riforme in grado di tener conto dei vincoli di bilancio. Allo stesso modo, ha colpito la precisazione netta e senza sfumature con cui è stata dichiarata l'appartenenza dell'Italia all'euro.
Difficile quindi trovare nei propositi di Tria elementi di discontinuità rispetto ai governi precedenti. E ciò, ovviamente, ai mercati piace. Ma l'attenzione resta alta. E non solo perchè durante l'intervista non è stato affrontato il nodo delle coperture finanziarie necessarie per le misure indicate nel contratto giallo-verde. Resta soprattutto da vedere come le posizioni tutto sommato pro-establishment del professore potranno conciliarsi con quelle di Claudio Borghi e Alberto Bagnai, i pasdaran economici del Carroccio. E come - e se - la Lega accetterà il ridimensionamento (o addirittura la cancellazione) della flat tax, tra i principali cavalli di battaglia leghisti durante la campagna elettorale.
Di sicuro, da domani e fino a giovedì, il focus dei mercati sarà meno concentrato sulle mosse di Palazzo Chigi e più su quelle della Federal Reserve e della Bce. Se dalla banca centrale Usa è attesa la decisione sul secondo rialzo dei tassi dell'anno e più chiarezza se da qui fino a dicembre le strette saranno solo una o due, l'Eurotower affronta dopodomani in trasferta a Riga la riunione più cruciale degli ultimi anni.
Quella in cui Mario Draghi potrebbe annunciare che in settembre arriverà al capolinea il programma di acquisto titoli con cui negli ultimi due anni è stato messo sotto controllo lo spread e protetto l'Italia dalla speculazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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