Tempi duri per chi continua ad andare in giro senza giustificati motivi ignorando i divieti che impongono agli italiani di stare a casa per cercare di arginare i contagi. Nonostante le ordinanze dei sindaci, i decreti del governo, i ripetuti appelli a non uscire e i numeri sempre drammatici dell'emergenza, infatti, i furbi che se ne infischiano delle limitazioni ci sono sempre.
Ma da ora in poi sarà molto più difficile per loro evitare guai e denunce. Non dovranno solamente dribblare pattuglie e blocchi stradali o accampare scuse credibili per l'autocertificazione, ma anche badare ai controlli che arrivano dal cielo. Adesso, infatti, ci saranno i droni a monitorare dall'alto gli spostamenti dei cittadini per verificare eventuali violazioni. È stato l'Enac, l'ente di controllo del volo, a decidere con un'ordinanza quali sono i dispositivi che possono essere utilizzati dalle polizie locali e con quali modalità. Il via libera per il momento è stato dato fino al 3 aprile, in deroga ai requisiti di registrazione e di identificazione del regolamento. Per garantire il contenimento dell'emergenza epidemiologica, dunque, la polizia potrà condurre i controlli «con sistemi aeromobili a pilotaggio remoto con mezzi aerei di massa operativa al decollo inferiore a 25 kg». L'Enac sottolinea che si potranno effettuare i voli nei casi in cui il pilota è in grado di mantenere il contatto visivo con il drone «anche su aree urbane dove vi è scarsa popolazione esposta al rischio di impatto». Il tutto senza bisogno di chiedere il necessario rilascio di autorizzazioni da parte dell'ente. Per la verità già alcuni comuni stavano ricorrendo ai droni per tenere a bada la cittadinanza, ora è arrivata l'autorizzazione ufficiale dell'Enac e quindi le amministrazioni locali, che in questi giorni, fino domenica scorsa, hanno controllato oltre due milioni di persone, avranno un'arma in più per intervenire in caso di assembramenti o di violazioni delle ordinanze restrittive.
Ma non è soltanto il ricorso ai droni che renderà la vita più difficile ai furbi. È in arrivo anche una nuova stretta contro coloro che non rispettano il decreto del governo che autorizza gli spostamenti solo per giustificati motivi di lavoro, salute e necessità, per i quali sarà necessario un nuovo modulo di autocertificazione, aggiornato per la terza volta dopo che le indicazioni relative al sistema di misure per il contenimento dell'emergenza epidemiologica sono state riviste in modo restrittivo. La principale novità riguarda il divieto di spostamento in un altro comune, anche in auto. L'abolizione del precedente articolo che assicurava il rientro nel luogo di domicilio ha comportato un ulteriore aggiornamento del modello da compilare. Ora è necessario indicare anche il luogo da dove è cominciato lo spostamento e la destinazione. E sono allo studio multe salatissime per i trasgressori, ma anche la confisca delle auto o delle moto utilizzate per muoversi da casa. Al giro di vite, verso il quale spingono anche le forze di maggioranza, stanno lavorando il Viminale e il ministero della Giustizia. Le nuove norme potrebbero essere contenute in un nuovo imminente decreto, che dovrà anche uniformare le sanzioni su tutto il territorio nazionale, cancellando le differenze esistenti tra alcune regioni. Attualmente, per esempio, tra le sanzioni, è prevista un'ammenda di 206 euro per chi si sposta ingiustificatamente. Ma l'ammenda, che è normata dal codice penale, a livello legale è piuttosto farraginosa. Più efficace far leva sul portafoglio di chi non rispetta le regole.
Per questo il governo sta ragionando sull'introduzione anche di multe, di importo di gran lunga più elevato, così da far desistere chi vuole violare le limitazioni anti Covid-19. Non pochi, a quanto pare: dall'11 al 22 marzo sono state ben 92.367 le persone denunciate per inosservanza dei provvedimenti dell'autorità e 2.155 per falsa attestazione o dichiarazione a pubblico ufficiale.
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