Volontari, telefoni e bus: prove di apocalisse per la fuga dal vulcano

Maxi esercitazione nell'area dei Campi Flegrei Sarà la più grande mai fatta in Italia

Volontari, telefoni e bus: prove di apocalisse per la fuga dal vulcano

La prova generale della grande fuga è il più articolato piano di evacuazione mai organizzato in Italia di fronte a un rischio vulcanico e l'area coinvolta è una delle più densamente popolate d'Europa. I Campi Flegrei, l'enorme vulcano-caldera che è silente ma ribolle con le fumarole e il bradisismo, è stato inserito da qualche anno in un'allerta gialla e non verde, come il vicino Vesuvio. Giallo significa stato di attenzione. Il cambiamento è stato deciso nel 2012, quando furono confermate sensibili variazioni nella composizione chimica dei gas esalati dalle solfatare. Dopo anni di calcoli e carte è finalmente arrivato un piano di evacuazione che prevede la fuga di 3mila persone all'ora (300mila solo a Napoli) e la prima esercitazione generale. Da mercoledì è partita la simulazione dell'apocalisse, che andrà avanti fino a domani, quando gli attori non saranno più gli operatori della Protezione Civile e i tecnici dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), già attivi da ieri, ma i cittadini, che metteranno in scena la fuga organizzata. Per quattro giorni i Campi Flegrei diventano un ipotetico scenario di pre-eruzione: saranno allestite riunioni della commissione Grandi Rischi e secondo i piani 4mila abitanti della provincia di Napoli usciranno di casa alle 8 del mattino come se dovessero scappare dal vulcano.

Il reclutamento è avvenuto su base volontaria. Pozzuoli è riuscita a radunare circa 500 abitanti cavie. I cittadini verranno prelevati dalle loro abitazioni con delle navette e condotti in tre punti di raccolta. Da uno di questi partiranno i pullman che trasferiranno una parte degli sfollati alla stazione centrale di Napoli, dove ad accoglierli ci sarà personale della regione Lombardia. Ogni Comune coinvolto nel piano di evacuazione della zona rossa è stato affidato a una Regione. Coloro che non raggiungeranno la stazione parteciperanno a una sorta di corso sul campo, in cui verranno istruiti sui comportamenti da mettere in pratica in caso di allarme. Saranno coinvolti anche gli abitanti di alcuni quartieri di Napoli, quelli di Bacoli, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Monte di Procida, Quarto e San Marco Evangelista. A Napoli un milione di telefoni fissi saranno fatti squillare contemporaneamente per testare l'allerta del Comune ai cittadini.

Difficilmente si raggiungeranno le 4mila persone volontarie preventivate per il «film« dell'ipotetico disastro, ci si potrebbe fermare a 2mila, ma le amministrazioni lo considerano già un successo. La popolazione della zona rossa supera in realtà il mezzo milione: uno degli elementi di pericolosità di questo vulcano dalle decine di bocche diventate laghi o paesi, e che si estende per circa cento chilometri quadrati a nord ovest di Napoli, è proprio l'urbanizzazione dei suoi crateri. Anche l'Osservatorio Vesuviano, che si trova nel quartiere Fuorigrotta di Napoli, è in zona rossa. L'esercitazione «Exe Flegrei 2019» è organizzata dalla Protezione civile e dalla Regione Campania in collaborazione con Ingv, Centro studi Plinius-Lupt e Cnr-Irea. Mercoledì è stata simulata la variazione dei parametri di osservazione: deformazioni del suolo, variazioni chimiche e di temperatura delle esalazioni, eventi sismici. Questi sono i cambiamenti che impongono l'innalzamento dei livelli di allerta: si stanno verificando tutte le procedure che scatterebbero nel passaggio dall'attuale giallo all'arancione (preallarme), fino alla fase operativa di allarme, rosso. Sarà pianificata anche l'evacuazione delle strutture sanitarie. L'ultima eruzione ai Campi Flegrei si è verificata nel 1538 dopo una quiescenza di 3mila anni e ha dato origine a Monte Nuovo, alto 130 metri.

In caso di un'eruzione da una bocca maggiore, imponenti flussi piroclastici si riverserebbero nella popolatissima area rossa. La zona gialla, che comprende anche 24 quartieri di Napoli, sarebbe esposta a ricaduta di ceneri vulcaniche. Qui abitano altre 800mila persone.

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