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Chi rischia col voto anticipato: i sondaggi fanno tremare i 5S

Nei palazzi della politica si prende in considerazione anche l'ipotesi del voto anticipato, ma col taglio delle poltrone alcune compagini avrebbero tutto da perdere. Ecco cosa agita i partiti

Chi rischia col voto anticipato: i sondaggi fanno tremare i 5S

Con l'elezione ormai prossima del nuovo presidente della Repubblica, nel mondo della politica si fa strada anche lo spettro delle elezioni anticipate, un vero e proprio spauracchio per certi partiti, specie dopo il drastico taglio delle poltrone dovuto alla vittoria del referendum sulla riduzione dei parlamentari.

Nel settembre del 2020, infatti, la maggioranza degli italiani si è espressa a favore della riduzione del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento. Dalla prossima legislatura, dunque, il numero dei deputati scenderà da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. Una prospettiva poco allettante per i parlamentari, specie per quelli di prima nomina che non avrebbero la pensione nel caso in cui la legislatura si interrompesse prima del 22 settembre 2022 e del raggiungimento dei canonici 4 anni, sei mesi e un giorno dall'inizio del mandato. Ecco il perché di questo affanno nel cercare di trovare una linea comune sulla scelta presidente della Repubblica ed il mantenimento del governo.

Elezioni anticipate: chi trema

Secondo l'ultima analisi condotta da Il Messaggero, non tutti i partiti politici sarebbero colpiti allo stesso modo dal taglio dei parlamentari. Sondaggi alla mano, a riportare danni disastrosi sarebbe il Movimento 5 Stelle, che dal 2018 soffre di un'abbondante emorragia di voti. In caso di elezioni, considerate le intenzioni di voto attuali, i grillini si ritroverebbero con 60 deputati rispetto ai passati 221.

Presi singolarmente, anche Forza Italia e Lega registrerebbero dei cali. Il primo, che nel 2018 ottenne più di 100 rappresentanti intascando il 14% dei voti. Scesi al 7-8%, potrebbe puntare a 30-35 poltrone alla Camera, mentre il Carroccio, con il suo 20% registrato negli ultimi sondaggi, arriverebbe a 85 deputati contro i 125 del 2018. A crescere, invece, sarebbe Fratelli d'Italia, che restando intorno al 20% delle preferenze passerebbe da 30 a 80 rappresentanti. Ne consegue, dunque, che il centrodestra unito otterrebbe comunque dei buoni risultati. Si parlerebbe infatti di un totale di circa 200 deputati. Nel 2018 la coalizione guadagnò 260 seggi alla Camera.

Pochi cambiamenti, invece, per la compagine dem, che insieme ai partiti minori passerebbe dai circa 120 deputati attuali a 110. Un eventuale gruppo centrista, formato da Italia Viva, + Europa e Azione, otterrebbe infine circa 20 seggi.

La nuova legge elettorale

Si tratta di ipotesi, ovviamente. Alla fine saranno le urne a parlare, quando agli italiani sarà finalmente concesso di tornare a votare. Intanto, però, nei palazzi della politica la possibilità di voto anticipato viene presa in considerazione: è inevitabile, considerata la prossima nomina del capo dello Stato e le probabili tensioni verso le quali andrà incontro la maggioranza di governo. Importanza rilevante, in ogni caso, verrà data alla nuova legge elettorale.

Le proposte sono tante, e la più convincente, almeno per i partiti, sarebbe quella di tornare al proporzionale con un premio di maggioranza per la compagine che avrà ottenuto più voti.

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