Un voto contro Putin. Così il blocco filo Kiev ha superato i pacifisti

Tendenza confermata in Italia e in Ue: i movimenti pro-Ucraina superano il 70%

Un voto contro Putin. Così il blocco filo Kiev ha superato i pacifisti
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Se c'è un dato che sembrerebbe emergere dalle proiezioni in Italia come in Europa è che il vero sconfitto di queste elezioni è Vladimir Putin. In Italia, infatti, i partiti che si sono schierati dalla parte dell'Ucraina da Fdi, al Pd, a Forza Italia ai centristi di vario orientamento raggiungono più del 70%. Gli altri, i pacifisti di varie estrazioni e, comunque, quelli che hanno agitato il vessillo della Pace facendo un occhiolino allo Zar superano di poco il 25%: rappresentano un italiano su quattro. «E già così sarebbero troppi secondo i miei gusti», è il commento che si è lasciato sfuggire con un amico il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Ovviamente, bisognerà vedere i dati veri, ma il trend italiano corrisponde anche a quello europeo, visto che la maggioranza Ursula - cioè popolari, socialisti e liberali - dovrebbe reggere secondo i primi dati ed è inutile aggiungere che è lo schieramento che ha fatto dell'appoggio a Kiev la propria bandiera. Certo poi c'è chi ha pagato qualche fuga in avanti come il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. E naturalmente c'è chi individuerà nel loro interventismo nel conflitto le ragioni della loro sconfitta. Ma non è così visto che in termini generali lo schieramento filo-atlantico in Europa in queste elezioni ha retto.

Il fatto che il Ppe dovrebbe essere il partito che guadagna più seggi (10 in più) nel Parlamento di Strasburgo, infatti, è alquanto significativo. Sia l'attuale presidente della Commissione europea von der Leyen, sia il presidente del gruppo dei popolari, Manfred Weber, già nel pomeriggio di ieri parlavano da vincitori. E non va dimenticato che quei leader di destra che hanno ottenuto un buon risultato come la Meloni e la Le Pen si sono schierati dalla parte dell'Ucraina (la numero uno di Rassemblement national non ha mancato di rimarcare questa posizione negli ultimi mesi).

Quindi - sempre che siano confermati - si tratta di dati rassicuranti se si pensa che in queste elezioni la politica estera, in presenza di due guerre, ha pesato come non mai in passato: addirittura sono nati partiti (vedi quello di Michele Santoro) sull'onda di un pacifismo unilaterale; come pure Giuseppe Conte e Matteo Salvini non si sono risparmiati nell'utilizzare l'argomento guerra eppure la Lega rischia di essere superata da Forza Italia (l'uscita di Umberto Bossi alla vigilia del voto ha dato un'idea dell'umore che alberga nella vecchia base del Carroccio). Visti i timori degli ultimi mesi e il rischio di un'incursione russa nel voto paventata da diverse cancellerie europee sembrerebbe che questi temi - agitati in alcuni casi strumentalmente - non abbiano pagato più di tanto.

Questo non significa che non ci sia stato uno slittamento a destra nel continente: addirittura l'Spd è diventata il terzo partito tedesco superata dagli estremisti di Afd; l'Fpo, altra formazione di destra radicale, è diventato il primo partito in Austria; e infine il successo della Le Pen in Francia ha costretto il presidente francese Macron a sciogliere il Parlamento e a indire nuove elezioni per il 30 giugno. E resta il tema della ridotta affluenza alle urne, un'incognita che pesa non poco sul futuro dell'Unione.

Tutte questioni su cui si dovrà riflettere ma in Italia come in Europa per quanto riguarda il conflitto ucraino è premiata una linea di continuità. Anzi, proprio questo argomento potrebbe essere l'unico terreno di confronto e di raccordo tra l'attuale maggioranza del Parlamento di Strasburgo (popolari, socialisti e liberali) con la Meloni e con la Le Pen. Gli altri temi, da quelli economici a quelli di una maggiore integrazione europea, appaiono più complicati almeno per ora per sviluppare un dialogo proficuo.

È la fotografia della situazione italiana: queste elezioni non spostano niente negli equilibri del Paese, dal voto non sono venuti grossi sconvolgimenti come in Francia o in Germania, e soprattutto sul tema principale che caratterizzerà i prossimi mesi - appunto la guerra russo-ucraina - l'appoggio a Kiev non sarà messo in discussione. Non è tanto ma tenendo conto della tragedia che si sta consumando da più di due anni nel cuore dell'Europa, neppure poco.

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