Il voto da preistoria dei finti multimediali

Il voto da preistoria dei finti multimediali

Ridateci carta e matita, penna e calamaio. È la rivincita dell'analogico sul digitale. Viene quasi da rimpiangere i tempi in cui bastava tracciate una X sulla scheda elettorale e poi si doveva attendere con pazienza - ma non troppa - l'opera degli scrutinatori. Se questa è la democrazia diretta, preferiamo quella tradizionale, anche perché più che diretta sembra in differita. Vi pare possibile che un'elezione on line richieda cinque giorni di scrutinio? Centoventi ore. Con il voto on line. Quello che doveva velocizzare e semplificare tutto. E non stiamo parlando delle elezioni del presidente degli Stati Uniti d'America, ma delle parlamentarie del Movimento Cinque Stelle che, per carità, avranno anche molti più candidati, ma hanno certamente molti meno elettori. Ieri, dopo cinque giorni di lunghissima gestazione, sono arrivati i risultati delle consultazioni grilline. E viene spontanea una domanda: ma è questa la tanto sbandierata velocità della democrazia digitale? E, soprattutto, è questa la tanto pubblicizzata trasparenza del voto elettronico? Perché nemmeno le claudicanti democrazie del centro Africa ci mettono così tanto tempo ad elaborare i dati delle urne. E, ogni volta, c'e qualcuno che alza il ditino, chiede la parola e insinua l'elementare dubbio che in tutto questo arco di tempo ci siano state delle «manipolazioni». Essì, elementare Casaleggio. E, poi, chi garantisce su tutta questa ostensione di democrazia diretta? Gli ispettori dell'Osce che i grillini hanno invitato in Italia per osservare minuziosamente il nostro esercizio di democrazia? No. La Casaleggio Associati. E allora i dubbi iniziano lentamente a solidificarsi in certezze.

E per un movimento che della tecnologia e della infrastruttura ha fatto la propria filosofia, questo è un clamoroso flop.

O forse la dimostrazione più evidente che dietro il dito della democrazia diretta - quella che con un clic dal divano di casa tua cambi le sorti del mondo - si nasconde una truffa: il desiderio - pure legittimo - di decidere tutto al vertice. Ma allora siamo sinceri e facciamo precipitare le stelle come in una notte di San Lorenzo. E se agosto è ancora troppo lontano accontentiamoci di dire che è tutta una carnevalata. Ormai febbraio è vicino.

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