New York Julian Assange ha le ore contate. Almeno è quanto rivela Wikileaks, secondo cui il suo fondatore sarà espulso dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra nel giro di «ore o giorni». Su Twitter, il sito di Assange cita fonti di alto livello, che riferiscono come l'Ecuador avrebbe raggiunto un accordo con Londra per il suo arresto. Da Quito, per ora, smentiscono. Nessun commento invece dal ministero degli Esteri, su quelle che definisce «voci, teorie o congetture».
Questa settimana, però, il presidente del paese sudamericano, Lenin Moreno, ha accusato Assange di aver «ripetutamente violato» i termini del suo asilo nella rappresentanza. «Ha violato l'accordo troppe volte», ha detto all'Ecuadorean Radio Broadcasters Association: «Non è che non possa parlare liberamente, ma non può mentire, né hackerare account privati o telefoni». Il presidente ha accusato Wikileaks di aver intercettato telefonate e conversazioni private, nonché «immagini della mia camera da letto, di cosa mangio, e di come ballano mia moglie, le mie figlie e i miei amici». Affermazioni che Wikileaks definisce «completamente false», e in un post sostiene che si tratta di un tentativo di Moreno di coprire lo scandalo legato all'uso di un paradiso fiscale offshore per il quale è indagato e rischia l'impeachment. Inoltre, secondo il New York Times, il presidente starebbe tentando di consegnare Assange agli Stati Uniti in cambio di sconti sul debito. Il fondatore di Wikileaks è rifugiato nell'ambasciata di Londra dal giugno del 2012 per evitare l'estradizione in Svezia, dove era indagato per stupro e abusi sessuali. La magistratura di Stoccolma ha abbandonato e chiuso il caso, ma le autorità britanniche vorrebbero arrestarlo comunque se dovesse uscire dall'ambasciata.
Volontà che nasconderebbe in realtà l'intenzione di consegnarlo agli Usa, dove verrebbe incriminato per spionaggio e violazione di segreti di Stato dopo la pubblicazione dei dossier sulla guerra in Afghanistan e in Iraq. Intanto, nella capitale britannica, un gruppetto di sostenitori di Assange si è radunato davanti alla sede diplomatica per protestare contro la possibile espulsione. E il team legale di Assange ha fatto sapere che espellerlo «violerebbe la legge internazionale sui rifugiati».
Nel frattempo il ministro degli Esteri di Londra, Jeremy Hunt, ha risposto ai giornalisti che Assange «è un uomo libero» e «può lasciare l'ambasciata quando vuole, vogliamo che la situazione sia risolta il più rapidamente possibile».
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