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Zingaretti apre al congresso: adesso il Pd rischia la scissione

Il segretario finisce (ancora) sotto accusa: la linea filo-Conte divide il gruppo. Così il "fattore Bonaccini" può spaccare il Partito democratico e favorire il ritorno di Renzi

Zingaretti apre al congresso: adesso il Pd rischia la scissione

"Credo che decideremo fra qualche giorno alla nostra assemblea nazionale. Non c'è dubbio che va riaperto un dibattito sull'identità del Pd, sulle scelte fondamentali, sull'Italia". Così Nicola Zingaretti ha aperto al congresso, richiesto a gran voce nei giorni scorsi dalla componente di minoranza dei filo-renziani per assistere a un cambio di leadership. Il segretario, intervenuto a Radio Immagina, ha sostenuto l'urgenza di promuovere un dibattito "senza astio e ipocrisie" attraverso "la forma più schietta" che andrà scelta a stretto giro. Il pressing non era affatto piaciuto ai governatori dem, che temono divisioni interne in grado di spaccare il gruppo.

Ed è proprio questo il rischio che corre il Partito democratico, che si avvicina al congresso con il rischio di una vera e propria scissione. Il presidente della Regione Lazio, ormai da mesi finito nel mirino degli esponenti Pd, ha deciso di scoprire le carte e di scendere in campo piuttosto che restare inerme di fronte alle infinite polemiche sul suo conto. La classe dirigente del partito è finita ancora più disorientata e adesso chiede una bussola capace di guidare le anime dem e di far ritrovare al gruppo quel posizionamento che via via ha perso. Non è andata giù non solo la strategia adottata nella gestione della crisi politica ma, come spiega Vittorio Macioce su ilGiornale in edicola, anche la linea filo-Conte su cui ci si era arroccati per sponsorizzare l'alleanza con Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali. I vertici tuttavia definiscono come "una caz****" l'ipotesi che si possa dimettere prima del 13 maggio.

Il "fattore Bonaccini"

A correre per la segreteria, a meno di ripensamenti dell'ultimo minuto, vi sarà anche Stefano Bonaccini. Il governatore dell'Emilia-Romagna può contare sul sostegno di Base Riformista dei vari Gori, Marcucci e Nardella. "Renzi sondaggi alla mano non è certamente il politico più popolare d’Italia. Fare una battaglia congressuale per farlo rientrare nel Pd è davvero fuori dal mondo", dicono i fedelissimi a Zingaretti. L'operazione per "favorire" Matteo Renzi prende il nome di "Torna a casa Matteo". Ma già ad agosto 2020 vi avevamo parlato di questa possibilità. "Una volta che Bonaccini sarà riuscito a prendersi il Pd, per Renzi sarà un gioco da ragazzi rientrare dalla porta principale al Nazareno, magari chiedendo che la Boschi faccia il presidente del partito o la capogruppo Pd alla Camera", aveva riferito un deputato del Partito democratico che la sa lunga.

Il timore dei dem è che l'eventuale vittoria del presidente dell'Emilia-Romagna possa portare il Pd a spostarsi al centro e verso una linea nordista molto vicina alle partite Iva e alle classi imprenditoriali. "Ecco perché ieri Bonaccini si è messo in ‘linea’ con Salvini. Hanno un target elettorale molto comune. Che però non c’azzecca nulla con i valori di una formazione di centro sinistra come dovrebbe essere il Pd", fanno notare dal Nazareno.

Una serie di fattori che, scrive Marco Antonellis su Tpi, potrebbe culminare con l'ennesima divisione interna.

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