"Non ha retto il correntismo del Pd". Cosa c'è dietro l'addio di Zinga

Il Pd, sempre più diviso e smarrito, si prepara all'assemblea nazionale, stretto tra gli insulti delle sardine e di Rocco Casalino

"Non ha retto il correntismo del Pd". Cosa c'è dietro l'addio di Zinga

“Partito tossico”. “Cancri che distruggono il bello del Pd. I dem si preparano all'assemblea nazionale di domenica, stretti tra gli insulti delle Sardine e quelli di Rocco Casalino.

Il principale partito della sinistra italiana si ritrova di nuovo diviso e senza una guida. In 14 anni il Pd ha cambiato 7 segretari. Walter Veltroni, Dario Franceschini, Pier Luigi Bersani, Guglielmo Epifani, Matteo Renzi, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti. “Il Pd è un partito un po' vivace”, dice a ilGiornale.it un deputato di lungo corso come Walter Verini che, analizzando la storia del Pd, spiega: “Bersani si dimise dopo 'la non vittoria del Pd' e la vicenda dei '101 franchi tiratori di Prodi', mentre Renzi lasciò dopo il tracollo del partito del 2018”. Le dimissioni di Nicola Zingaretti, invece, secondo il deputato umbro, ricordano più quelle di Walter Veltroni: “Entrambi – sottolinea - hanno detto basta a un clima interno di eccessivo correntismo e di grande litigiosità”. Certo, tra il Pd del 2008 e quello del 2018, però, c'è un abisso, pari a 6 milioni di elettori persi. “Veltroni, alle Politiche, prese12 milioni di voti e ottenne il 34%, con un'idea di partito aperto che era bloccata da un correntismo soffocante e, perciò, decise di lasciare”, ricorda ancora Verini. E rilancia: “Oggi, per far ripartire il Pd, bisognerà tornare a quello spirito di partito aperto alla società e non chiuso”.

Aperto anche alle sardine? è la domanda che circola con insistenza in ambienti dem. “Rispetto” è questa la principale richiesta proveniente dai parlamentari piddini, indispettiti per le parole di Mattia Santori. “Le sardine non possono usare toni che sono irricevibili, ma, al netto di questo, il Pd è un punto di riferimento sia per chi è rimasto dentro sia per tanta parte di opinione pubblica”, dice Verini. “Le dichiarazioni di queste ore non sono state di stimolo, ma di critica feroce da parte di persone non iscritte al partito e credo che il rispetto sia il presupposto per ogni tipo di discorso”, gli fa eco la deputata Alessia Rotta, la quale riconosce ancora le sardine come “un pezzo di una comunità che si è rivolta al Pd”. Ecco, dunque, che, per superare le divisioni, la parola d'ordine in casa dem sembra essere “pluralismo”.“Il Pd non può stare chiuso al suo interno, ma deve creare un campo progressista e aperto che può competere con le destre”, sottolinea Verini, sempre più convinto che il correntismo si batta “aprendo le porte e le finestre del partito” e “cercando di capire come essere utile alla collettività, migliorando le politiche del lavoro e dell'ambiente”.

Secondo l'orfiniano Fausto Raciti “un partito maturo si confronta col proprio pluralismo senza paura e se deve fare una correzione di impostazione, la fa. Questo, invece, nel Pd è stato possibile solo saltuariamente”. In questa fase specifica “ad essere sbagliata era la linea 'o Conte o morte', non il Pd”, ci spiega Raciti che aggiunge: “Conte, per molti di noi, era una mediazione e non un leader. Almeno per me, non lo è mai stato”. E, sono proprio le parole di Casalino a riportare al centro del dibattito il tema dell'alleanza col M5S. “Voglio essere chiaro: il Pd o partecipa al partito della nostalgia di Conte o si proietta nella stagione di Draghi. E io sono convinto che si debba proiettare nella stagione di Draghi”, sentenzia Raciti.

La linea politica, ovviamente, sarà decisa dal nuovo segretario. Sarà un reggente fino al Congresso o un segretario con pieni poteri? Su questo nessuno dei dem interpellati ha dubbi: salvo imprevisti, domenica il Pd eleggerà un segretario. “ Il regolamento non prevede un reggente, ma è chiaro che ci deve essere un dibattito profondo che non si esaurisce nel tempo di un'assemblea, che è un solo un passaggio”, ci spiega la Rotta. “L'assemblea non è un luogo di discussione, si prende atto delle dimissioni presentate dal segretario e non si possono rifiutare. Da qui a domenica si capirà se vi sarà la possibilità di eleggere un segretario.

Se non vi saranno candidature, si proclamerà l'inizio del Congresso”, chiarisce Verini. “Penso che in assemblea si eleggerà un segretario, ma poi credo che un congresso si debba fare ugualmente”, puntualizza l'orfiniano Raciti, facendo intendere che la lotta per la guida del partito è appena iniziata.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica