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Il politicamente corretto mostra le prime crepe

In libreria vince Vannacci. A Venezia la mostra apre con l'eroe patriota. Alice Cooper contro il gender

Il politicamente corretto mostra le prime crepe

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Il politicamente corretto mostra le prime crepe dopo aver dominato il mondo occidentale per oltre trent'anni: La cultura del piagnisteo, il saggio di Robert Hughes, che possiamo prendere come punto di riferimento cronologico, uscì infatti nel 1993. Il geniale critico d'arte metteva subito in chiaro l'elemento chiave: quando diciamo «politicamente corretto» intendiamo corretto dalla politica e dai suoi desiderata. Non c'è niente di neutrale nella ossessione per la discriminazione (a volte reale ma quasi sempre presunta) delle minoranze che passava attraverso il linguaggio, vero strumento del potere. Il marxismo si adeguava ai tempi nuovi. La lotta di classe era stata sotterrata dal crollo del Muro di Berlino. Era dunque necessario trasformarla in lotta tribale contro la società borghese. Le tribù erano le donne, gli immigrati, gli omosessuali e così via. Non tutto è da rifiutare, il politicamente corretto ha anche sottolineato problemi autentici. Ma la soluzione, introdurre leggi speciali per ogni gruppo, era peggiore del problema perché assegnava allo Stato, e dunque alla politica, la facoltà di discriminare: quella battaglia sì, premiamola; quell'altra no, ignoriamola. Troppe eccezioni, leggere Giovanni Sartori in merito, distruggono lo stato di diritto, e secoli di battaglie liberali. Sul piano spicciolo, quello dei media, il politicamente corretto è diventato un concentrato micidiale di bigottismo e ignoranza crassa. Basta poco, una parola sbagliata, per essere condannati a vita come reprobi. Il ragionamento (si fa per dire) si applica perfino al passato: e dunque tutti razzisti, da Thomas Jefferson a David Hume. Cancelliamoli!

Adesso, però, il meccanismo pare essersi inceppato, vedremo se è un fenomeno temporaneo o il tramonto di un'epoca. Ecco qualche notizia recente. Prendiamo i libri. Il generale Roberto Vannacci domina le classifiche con l'ormai bestseller Il mondo al contrario, un saggio dove ribadisce il punto di vista dell'uomo comune (per quanto anche l'uomo comune possa avere punti di vista stupidi o errati) sui temi del politicamente corretto, dall'immigrazione alla famiglia. Vogliamo ricordare l'unico caso paragonabile in termini numerici? Bisogna tornare indietro fino alla Trilogia di Oriana Fallaci (tre milioni di copie vendute). Vogliamo ricordare invece chi è la regina della top ten? JK Rowling, il bau bau delle associazioni LGBTQ, spaventate da «terribili» affermazioni tipo che la sessualità è innanzi tutto questione biologica e solo in un secondo momento culturale. La stessa cosa, tra l'altro, sostenuta da Alice Cooper, simbolo della trasgressione rock, e da Carlos Santana, simbolo della spiritualità rock. Cooper ha detto che la ideologia gender fa soprattutto danni: «Hai un bambino di 6 anni che vuole solo giocare e tu lo confondi dicendogli: Sì, sei un ragazzo, ma potresti essere una ragazza se lo desideri. È sbagliato». Santana invece ha dovuto chiedere scusa per questa frase: «Quando cresci, inizi a credere che potresti essere qualcosa che suona bene, ma sai che non è giusto, perché una donna è una donna e un uomo è un uomo».

Il metoo era partito di gran carriera per ripulire il mondo del cinema, dove le donne sono trattate come oggetti. Peccato che il buon proposito sia diventato una caccia alle streghe con sentenze pronunciate dal pubblico prima che dai tribunali. Anche qui: ci sono i colpevoli come Harvey Weinstein. E poi ci sono quelli come Kevin Spacey o Johnny Depp: carriera rovinata in attesa dei verdetti, tutti a loro favore. Fine della credibilità del metoo. Il politicamente corretto ha questa caratteristica: parte da un concetto giusto, lo porta alle estreme conseguenze e finisce con il danneggiare le categorie che vorrebbe proteggere.

La Walt Disney ha puntato molto sulla «inclusività»: i conti dicono però che cambiare sesso o colore ai personaggi più famosi fa scappare una parte (cospicua) del pubblico. Nelle serie tv di ogni servizio in streaming, specie Netlfix, c'è un puntiglio involontariamente comico nel rappresentare ogni razza (ma come, esistono?) e ogni gusto sessuale. Fa niente se la antica nobiltà britannica risulta per metà di colore. Sarà per questo che i colossi del ramo non prosperano quanto potrebbero?

Infine, la Mostra del cinema di Venezia. Film d'apertura, Il comandante, protagonista un patriota, per non dire un eroe in camicia nera. Registi invitati: Woody Allen e Roman Polanski. Entrambi sotto la lente d'ingrandimento, per motivi diversi e anche di gravità molto differente.

Che qualcosa stia cambiando?

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