POLITICO

N on è facile districare la matassa e guardare nella sfera di cristallo del futuro del governo Prodi, un esecutivo debole, inviso alla maggior parte dell’opinione pubblica ma, nonostante tutto, capace di restare aggrappato a se stesso e di sopravvivere, sia pure sul filo di lana. Otto commentatori e osservatori della scena politica italiana provano però a osare e azzardano le loro previsioni, dettando una sorta di oroscopo per il 2008. Il verdetto non è univoco: c’è chi prevede che il referendum farà da deflagratore degli interessi divergenti dentro l’Unione e ci porterà dritti al voto entro l’anno. E chi scommette su una travagliata sopravvivenza dell’esecutivo per assenza di alternative dentro il centrosinistra.

Il minimo comune denominatore è, però, un diffuso senso di preoccupazione, un allarme per un Paese bloccato in cui il principio di autorità politica è sempre più debole e in cui gli interessi nazionali vengono espropriati per mancanza di un vero centro decisionale. Il rischio che il 2008 sia «l’anno del caos», per dirla con Giampaolo Pansa, è insomma concreto. A meno che una nuova legge elettorale non crei le condizioni per eleggere un governo davvero capace di decidere.

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