Il poliziotto che la fermò: «Diceva di essere maggiorenne»

Il poliziotto che la fermò: «Diceva di essere maggiorenne»

Prima o poi, arriverà in aula anche la diretta interessata a offrire la sua testimonianza: e così si potrà ascoltare dalla viva voce di «Ruby» cosa accadde nelle serate in cui fu ospite a Villa San Martino. Nel frattempo bisogna accontentarsi delle deposizioni dei comprimari della vicenda: suore, assistenti sociali, funzionari di questura. Ieri è di turno un sottufficiale di polizia, Ermes Caffaro, che fu tra i primi a entrare in contatto diretto con la ragazza marocchina, intervenendo con la sua Volante per bloccare «Ruby», scappata da una comunità di recupero e accusata di furto. Era il pomeriggio del 27 maggio 2010, quando tutto il putiferio sollevato dalla vicenda era di là da venire. Ma proprio per questo, le confidenze fatte dalla ragazza al poliziotto possono avere una genuinità, una freschezza in grado di convincere il tribunale. Ammesso e non concesso che, quando sarà il suo turno, Ruby le confermi.
Caffaro racconta che dopo avere fermato Ruby, chiese istruzioni sul da farsi alla Procura dei minori: «La dottoressa Fiorillo ci disse di accompagnarla in una comunità, e se non c’era posto di trattenerla in questura fino all’indomani». «Ruby si mise a piangere, chiese di andare a casa a prendere degli abiti più pesanti». Ma, tra una telefonata e l’altra, la vivace fanciulla e il poliziotto chiacchierano del più e del meno. «Mi disse che il suo sogno era fare il carabiniere, io le risposi che essendo priva di documenti non sarebbe stato possibile. Lei mi rispose che l’avrebbe aiutata Silvio. Lì per lì non capii di che Silvio parlasse». Poi entrò nei dettagli: «Mi disse che Berlusconi l’avrebbe aiutata perchè era nipote di Mubarak».
La ragazza, nel racconto di Caffaro, è un fiume in piena: «Mi raccontò di avere conosciuto Berlusconi con l’aiuto di Lele Mora, che l’aveva accompagnata ad una festa dove però non si era divertita. C’erano degli uomini, e delle donne che si spogliavano. Raccontò che l’onorevole Berlusconi l’aveva avvicinata e lei gli aveva spiegato di trovarsi a disagio. Berlusconi non sapeva che era minorenne, lei si era dichiarata maggiorenne. Lui allora la fece portare a casa dalla scorta. Il capo della scorta le consegnò una busta, dentro c’erano quindicimila euro». Il pubblico ministero chiede al poliziotto di spiegare meglio cosa intendesse Kharima, quando diceva di essere stata avvicinata dal padrone di casa. «Il presidente Berlusconi le aveva fatto delle avances sessuali che lei aveva rifiutato. Gli aveva detto di non essere abituata a quei luoghi ed era andata via.

Comunque proprio questo suo atteggiamento aveva fatto sì che nascesse un rapporto di amicizia, il presidente era rimasto meravigliato». Cosa le disse delle feste? «Che si concludevano con una specie di trenino. Poi, leggendo i giornali, ho capito che si riferiva al bungabunga».
LF

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