Cronaca locale

Pollini e Nono, il meglio in una sera

La grande musica fu monopolizzata per decenni dallo storico terzetto Abbado-Nono-Pollini. Abbado continua nella sempre più spiritualizzata missione di direttore e generoso talent scout, Pollini è ancora il più grande pianista del nostro tempo, Luigi Nono non c'è più. Ma pochi compositori continuano ad essere ricordati come lui. Negli ultimi anni, prese a dire che la sua musica era il silenzio della laguna, laggiù, nelle notti d'inverno, alla punta della Giudecca dove abitava. Tale «assenza» è espressa in Prometeo, opera di silenzi, pause, sospensioni. Monumento alla ricerca del suono ed esercizio all'ascolto presentato nella magnifica arca che Renzo Piano aveva costruito nella chiesa sconsacrata di San Lorenzo. Coordinava il pulviscolo sonoro Claudio Abbado. Mentre il libretto risolto in fonemi era di Massimo Cacciari. Ma all'inizio della sua parabola Nono, allievo di Malipiero e Maderna, amico di Emilio Vedova, nipote di Luigi Nono pittore, marito di Nuria Schönberg figlia di, laureato in giurisprudenza, abbraccia il serialismo. L'ottica nella quale va vista Composizione per orchestra del '51. Tredici minuti per grande orchestra e sei episodi alcuni dei quali pianistici. Il fulcro ideale e raro del concerto di oggi alla Scala (ore 20). Per Pollini, che poi eseguirà il Quarto di Beethoven, è la penultima tappa del Progetto che porta il suo nome. Per il più giovane Riccardo Chailly un'apertura nuova. Il concerto di questa sera, con l'Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, è stato già presentato a Lipsia e Parigi. La città dove è in atto un Progetto Pollini parallelo a quello scaligero, dove terminerà il 18 ottobre. Prima parte dedicata a Chopin e seconda ancora Luigi Nono. Quello intimistico di «... sofferte onde serene» e quello fortemente schierato di «A floresta è jovem...» .Quanto a Chailly, bacchetta allontanatasi dal mondo operistico per un Beethoven cui dedicarsi toto corde, nel suo impaginato anche l'Italiana dell'amato Mendelssohn. E quanto ai 185 della Gewandhausorchester dei quali il nostro è Kappelmeister dal 2005, essi costituiscono una delle principali orchestre del Nord, di quelle con il suono scuro e pastoso che anni di direzione tradizionale, leggi Kurt Masur, hanno resa molto rigorosa.

E che Chailly ha già svecchiato rendendola duttile, nitida, snella, nervosa.

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