Pollini, il fuoriclasse che vuole far sentire Chopin sull’iPod

Pollini, il fuoriclasse che vuole far sentire Chopin sull’iPod

Maurizio Pollini spopola: botteghino preso d'assalto per il quattordicesimo concerto della Gog, in programma lunedì sera (alle 21) al Carlo Felice. Platea esaurita, ancora qualche posto in balconata da accaparrarsi al più presto; oppure si può rischiare e tentare un last minute la sera stessa. Per Maurizio Pollini questo ed altro. Protagonista d'eccezione, il pianista milanese segue a ruota l'altro grande interprete, Grigory Sokolov, che ha suonato sulla stessa tastiera e per lo stesso pubblico appena una settimana fa: poker d'assi per la società concertistica genovese, che ancora una volta conferma l'altissima qualità del suo cartellone.
Ma torniamo a Pollini. Una carriera travolgente, un artista riconosciuto in tutto il mondo, applaudito dal pubblico e dalla critica, e, quel che è bello, amato ed ascoltato dai giovani, per cui sempre ha avuto un occhio di riguardo. E infatti, oltre all'appuntamento in teatro, Pollini aspetta gli studenti genovesi martedì mattina (alle 11.30) a Palazzo Ducale, nella Sala del Minor Consiglio, per un incontro, una conversazione sulla cosiddetta musica «classica» tanto ostica alle nuove generazioni, e su come renderla compagna della giornata, magari sull'iPod, accanto ai ritmi percussivi della musica commerciale. Tema a lui caro, da sempre. «Perché procedere in maniera scolastica? Perché partire da Bach e proseguire in ordine storico? Non arriveremo mai, così. Forse i più giovani dovrebbero cominciare dal Bartók del "Microcosmos", mescolando esperienze di musica contemporanea e di musica del passato. Così sarebbero rapiti dal fascino di questa musica "colta" guardata con tanta diffidenza». E ancora: «I giovani devono ascoltare la musica d'arte, perché la qualità fa bene». E Pollini di qualità se ne intende. Grandissimo interprete di Chopin, proprio al concorso internazionale di Varsavia dedicato al grande musicista polacco uscì vincitore nel 1960, a soli 18 anni (esiste una registrazione di quel concerto n. 1 di Chopin, inciso dalla Deutsche Grammophon) per poi spiccare da lì il volo verso le sale di tutto il globo, con interpretazioni magistrali che vanno dai classici ai contemporanei. «Noi interpreti abbiamo un rapporto particolare con il compositore: entriamo in diretto contatto con la sua arte, la sentiamo, la viviamo lì, sullo spartito, per poi trasmetterla agli altri. Siamo un tramite fondamentale, quale posizione può essere più privilegiata della nostra?». E nemmeno lunedì sera Chopin mancherà, lui, il genio meticoloso, perfezionista, traboccante di ispirazione ma mai soddisfatto; in fondo un po' l'alter ego di questo suo grandissimo interprete. Due notturni, op 27 e otto studi da Dodici studi, op 25; e accanto a Chopin, Schumann: la Fantasia in do maggiore e la Sonata per pianoforte «Concerto senza orchestra» in fa minore op. 14, la stessa eseguita lunedì scorso da Sokolov.

Rara e curiosa opportunità, ascoltare lo stesso brano da due diversi ed eccelsi interpreti così a beve distanza e nello stesso teatro. Giudice sarà allora il pubblico, che fino ad ora sembra partecipare con grande entusiasmo a questi grandi avvenimenti culturali.

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