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Il Polo all'attacco: "Dal Fondo monetario un altro schiaffo"

Gasparri (An): "Il pacchetto welfare è un colabrodo, Prodi ha 48 ore di tempo per decidere di che morte morire". Schifani: "Intesa double-face"

Il Polo all'attacco: "Dal Fondo monetario un altro schiaffo"

Roma - «Dal Fondo monetario internazionale l’ennesimo schiaffo al governo Prodi. Il pacchetto welfare è un colabrodo ed a rimetterci saranno i conti pubblici che non reggeranno una politica economica fallimentare. Prodi ha 48 ore di tempo per decidere di quale morte morire. Se dare retta ai sindacati che chiedono il rispetto degli accordi o tenere presente il drammatico giudizio del direttore generale del Fmi. Senza considerare che la sinistra radicale non ha mai deposto l’ascia di guerra». Lo afferma Maurizio Gasparri, ex ministro di An. «A questo punto - aggiunge - non vale neanche la pena sforzarsi. Il governo si è dettato lui stesso la scadenza del mandato».

L'azzurro Lupi: "Che ne dice Veltroni?" «Arriva l’ennesima autorevole bocciatura internazionale per il governo. Nonostante l’ottimismo di Prodi che continua ad arrampicarsi sugli specchi. Dopo le critiche venute dalla Commissione Ue, da Bankitalia e dalla Corte dei Conti, stavolta il Fondo Monetario Internazionale ritiene che il protocollo sul welfare non sia sufficiente e che possa mettere a rischio i conti pubblici». Lo sottolinea Maurizio Lupi, deputato di Fi, secondo il quale si tratta di «una nuova doccia fredda che conferma l’inadeguatezza dell’esecutivo a portare avanti una seria politica economica che permetta un rilancio dell’Azienda Italia oppressa dalle tasse e senza prospettive di crescita». «Peraltro - aggiunge Lupi - l’ennesimo campanello d’allarme suona proprio mentre la sinistra esulta per il neonato Partito Democratico e per l’elezione di Veltroni. A proposito, che cosa ne dirà Veltroni?».

Capezzone: "Modifiche? Resta illiberale" «Al di là del circo di queste ore (il protocollo cambia, anzi no, anzi sì, ordine, contrordine e nuovo contrordine), vorrei dire che anche la versione originaria del protocollo è illiberale, specie nella parte previdenziale, che è contro i nostri figli e contro il futuro del Paese». Così il presidente della commissione Attività produttive della Camera, Daniele Capezzone, interviene sul tema del protocollo sul welfare. «Anzichè alzare l’età pensionabile - osserva - la si abbassa e questo sproposito costa 10 miliardi di euro. Non solo: 3.6 di questi miliardi sono messi a carico dei lavoratori parasubordinati, a cui i contributi previdenziali vengono alzati fino al 26.5%». «Morale: un ragazzo co.co.pro. - conclude Capezzone - dovrà versare un quarto del suo stipendio in contributi (più le tasse!) per consentire il pagamento delle pensioni dei 58enni, che poi, ovviamente, si metteranno a lavorare in nero. Tutto ciò è assurdo. Resta da capire cosa facciano i riformisti di governo e maggioranza. Forse dormono...».

Schifani: "Protocollo double-face" Critico anche il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani: «E' un protocollo double-face. Capace di cambiare colore in base alla parte politica o al sindacato al quale viene sottoposto. Una continua mimetizzazione, dove l’ambiguità è la sola certezza. Si promettono contemporaneamente modifiche nelle prossime ore e il rispetto dell’ accordo. Tutto e il contrario di tutto, per quella che anche Veltroni ha definito un’impasse».

Brunetta: "Un balletto ridicolo" «Prodi e il suo governo sprofondano nell’ambiguità. Dopo aver chiuso con le parti sociali lo scorso luglio il Protocollo, dopo i risultati della consultazione dei lavoratori sullo stesso, dopo che il consiglio dei ministri ha formalizzato il via al provvedimento attuativo, dopo tutto questo, si cambia ancora. Insomma, uno spettacolo indegno. Un balletto di tratta e ritratta sull’accordo a dir poco ridicolo».

Così l’economista azzurro Renato Brunetta di Forza Italia commenta la retromarcia del governo di fronte alle minacce di autunno caldissimo arrivate dai sindacati. «È un governo sempre più chiuso nell’angolo e ricattato da tutti: dalla sinistra estrema, dai sindacati e dalla Confindustria».

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