Roma - Il centrodestra tiene alta la pressione su Vincenzo Visco. Ma all’indomani della querela presentata dall’ex comandante della Guardia di finanza Roberto Speciale contro Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa allarga il mirino. E chiede a gran voce le dimissioni del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia, sostenendo a chiare lettere che non si può confinare al pesce più piccolo una questione tanto grave come quella delle presunte pressioni esercitate contro il vertice della Gdf.
«Il problema non è Visco che è stato un semplice sicario: è evidente che i mandanti di tutta questa vicenda sono Prodi e Padoa-Schioppa che hanno accusato Speciale e difeso Visco: sono loro due a doversene andare» attacca il leghista Roberto Calderoli. Sempre dalle fila del Carroccio arriva un altro affondo dal vicepresidente dei senatori, Paolo Franco. «Si tratta di gravissimo scontro istituzionale causato da Visco e alimentato da Padoa-Schioppa. Se vorranno continuare a rimanere è giusto che i cittadini si ribellino. Da parte nostra attenderemo in Senato per il lancio dei pomodori».
Toni altrettanto duri vengono adottati da Alleanza Nazionale. «Ma fino a quando bisognerà sopportare lo scandalo Visco?» si chiede Maurizio Gasparri. «Fa bene Speciale a chiedere soddisfazione in sede giudiziaria. E non bisogna dimenticare che lo scandalo investe Prodi e Padoa-Schioppa che per difendere Visco hanno mentito in Parlamento. Visco si dimetta subito. Noi intanto dobbiamo riportare il caso in Parlamento». Una riapertura del caso che, nelle parole di Francesco Storace dovrebbe essere fatta propria anche dal capo dello Stato. «La permanenza di Visco al governo è un vero scandalo. Il presidente del Consiglio non deve minimizzare, il presidente della Repubblica non deve tacere. La politica dei due pesi e delle due misure deve finire».
Lo spartito non cambia dentro Forza Italia dove Renato Schifani lancia una sorta di appello a quei settori della maggioranza critici nei confronti del viceministro. «Ci auguriamo che Visco faccia finire questa brutta partita prima dei tempi supplementari ed eviti al Parlamento di doversi occupare ancora una volta di una vicenda triste per le nostre istituzioni. Chi, come Padoa-Schioppa e Prodi, lo ha protetto, difendendo l’indifendibile e condividendone gli atti sarà chiamato a risponderne davanti ai giudici e al Paese. A questo punto speriamo fortemente che venga effettuato un decisivo pressing da parte di quei settori della maggioranza che con senso di responsabilità hanno sempre manifestato le loro perplessità. Inducano il viceministro a compiere un gesto che per l’opinione pubblica è ormai inevitabile».
Chi si discosta dalla linea dell’opposizione è Gianfranco Rotondi, segretario della Dc per le Autonomie. «Se si è garantisti, bisogna esserlo sempre e non a giorni alterni. I partiti evitino di emettere sentenze sull’inchiesta in corso». Sul fronte dell’Udc, invece, Maurizio Ronconi pesca nella storia della Dc per osservare che «sul caso Moro, Cossiga si dimise per molto meno, dimostrando senso delle istituzioni e determinazione a non coinvolgerle in una dura polemica politica. Visco se ne vada dimostrando sensibilità politica e attaccamento alle istituzioni».
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