Il Polo contro il Prof: «Ora va fermato»

Maroni (Lega): «Così apre una crisi di governo». Bondi (Fi): «Dice il contrario di D’Alema». Casini (Udc): «Cede all’ala radicale»

da Roma

Incredibile o, meglio, poco credibile. Anzi: comico, ridicolo. All’ex sottosegretario Maurizio Sacconi, Romano Prodi ricorda persino Totò, quando sostiene che «coprirà il gran buco nei conti previdenziali conseguente all’eliminazione dello scalone con i risparmi della Pubblica amministrazione». Ma mi faccia il piacere!, è il commento di Sacconi, che considera, di tutte le ipotesi circolate in questi giorni, «questa la più risibile, se si considera da un lato l’entità straordinaria del costo dello scalone e dall’altro l’incapacità di questa maggioranza di sostenere anche il minimo taglio alla spesa corrente». Sarebbe «un duro colpo alla ripresa in atto che mette a rischio i conti pubblici», calcola Bruno Tabacci (Udc).
La Casa delle libertà apprende con sconcerto delle dichiarazioni del presidente del Consiglio al Tg3, seguite dall’imbarazzata precisazione di non meglio precisate «fonti di Palazzo Chigi». «Dichiarazioni clamorose», non esita a definirle l’ex ministro leghista Bobo Maroni, «papà» dell’ormai celebre scalone pensionistico. Clamorose, perché «aprono di fatto una nuova crisi dentro il governo e la maggioranza: un vero schiaffo di Prodi a D’Alema, Veltroni e alla sinistra riformista, contraria all’abolizione...».
Il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi, fa sfoggio di studi filosofici. «Tesi di D’Alema: non si può abolire lo scalone della riforma delle pensioni. L’antitesi di Prodi: aboliremo lo scalone. Aspettiamo la sintesi hegeliana di Veltroni...». L’incongruenza delle posizioni tra premier e vicepremier risalta anche agli occhi del capogruppo centrista, Luca Volontè, che considererebbe elementare, a questo punto, che «Prodi e D’Alema non possano stare più nello stesso governo». Rassegnato a una prosecuzione dell’esecutivo appare invece il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini: «Prodi dice che abrogherà lo scalone, un segno preoccupante di cedimento alle tesi dell’estrema sinistra. Fino a oggi questa parte politica è stata un elemento dominante, ma dopo la scelta di abolire lo scalone lo sarà ancora di più. È la direzione opposta di quello che un governo serio dovrebbe fare: con l’estrema sinistra non si può governare l’Italia».
Secondo Casini l’alternativa di un governo Veltroni è tutta da vedere, perché Veltroni dovrebbe «chiarire se racconta le favole o la verità». E se, come è facile prevedere, «subirà gli stessi veti, e avrà la stessa coalizione, vorrà dire che somministra una minestra che cucina lui, ma è la stessa che gli italiani hanno già assaggiato dal governo Prodi e respinto...».
Premier ormai in balia della sinistra, aggiunge il capo dei senatori di An, Altero Matteoli: «Prodi è succube della sinistra radicale e ormai appare un uomo disperato, come si intuisce anche dalla precisazione di Palazzo Chigi, seguita all’intervista del Tg3. Per salvarsi, gioca con il futuro del Paese. Qualcuno lo fermi...». Il capogruppo di An entra nel dettaglio, spiegando perché sarebbe una vera «follia» pensare di coprire le spese dell’abolizione dello scalone (lasciando peraltro invariati i coefficienti di calcolo delle pensioni): «Significherebbe regalare a poche migliaia di persone una pensione pari all’80 per cento dell’attuale stipendio e riservarne una di non oltre la metà ai giovani.
Una follia politica che soltanto una persona irresponsabile e avvinghiata al potere può proporre. Ci auguriamo che qualcuno della maggioranza abbia la forza di fermare questa deriva inaccettabile». Secondo il presidente dei senatori di Forza Italia, Renato Schifani, «Prodi può dire quel che vuole, allo scopo evidente di rabbonire la sinistra radicale che lo tiene in pugno, ma in realtà non ha né i soldi e neppure i voti al Senato per procedere all’abolizione dello scalone. Meglio così, sarebbe un autentico disastro per la spesa previdenziale e per le generazioni future, come gli hanno ricordato D’Alema, Veltroni e Rutelli».

Si tratta di una posizione «assurda e demagogica» anche per l’ex ministro Maurizio Gasparri. Sulla quale la fragile maggioranza potrebbe cadere, come preconizza l’azzurra Bertolini, sicura che «per Prodi fare il gradasso è inutile, tanto Berlusconi tornerà a governare presto, bene e a lungo».

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