Gianni Pennacchi
da Roma
A qualcuno potrà sembrare un gioco di tiro alla fune, col rischio che prima o poi la corda si spezzi mentre gli «amici» si van logorando a vicenda, ma tantè: nel centrodestra la lite continua, adesso è la proposta di federazione che fa insorgere lUdc contro Forza Italia, An e Lega. I postdemocristiani la bollano come uniniziativa che porta alla deriva populista, rivendicando loriginalità del proprio progetto centrista. E da Forza Italia rispondono che quel progetto sè già realizzato, proprio nel partito di maggioranza relativa.
In verità non ci voleva la sfera di cristallo, per divinare che il progetto di giungere ad una federazione tra Fi, An e Lega avrebbe fatto saltare la mosca al naso allUdc, che infatti ha reagito come se la proposta fosse finalizzata quanto meno a spingerla nellangolo, se non costringerla alle forche caudine. E puntuale, affidata ai giornalisti ieri in Transatlantico, è caduta la scomunica dei massimi dirigenti Udc. Dapprima, pesante e duro, il segretario Lorenzo Cesa: «La scelta di far nascere una federazione composta da Forza Italia, Lega e An è del tutto legittima, ma spinge una parte del centrodestra su posizioni di destra e populiste»; non pago, Cesa ha preso ancor più le distanze: «La nostra è una strada diversa. Noi continuiamo ad andare avanti con la schiena dritta verso la costruzione di un centro moderato alternativo alla sinistra, capace di attirare linteresse di tutti quei moderati delusi dal governo Prodi». Poi è stata la volta dello stesso Pier Ferdinando Casini, irridente ma altrettanto netto; la federazione annunciata da Silvio Berlusconi, Umberto Bossi e Gianfranco Fini «è la logica conseguenza della manifestazione di San Giovanni», ha spiegato lex presidente della Camera tranciando: «È ovvio che a noi dellUdc non ci riguarda. Figuriamoci se lUdc può fare una federazione con la Lega Nord!»
Che sia «la prima risposta politica a quel popolo delle libertà che era in piazza San Giovanni», lo dice anche Fini il quale, però, apre le porte della federazione anche allUdc e non solo. «È evidente che deve essere aperta a tutti coloro che ne vogliono far parte», ha tenuto a sottolineare il leader di An anchegli in Transatlantico, «deve avere dei valori condivisi che sono da scrivere, deve avere delle regole di funzionamento che sono da definire, ma è un passo avanti importante e significativo da me condiviso, perché va nella direzione di un sempre più stretto coordinamento tra le forze della Cdl che potrebbe sfociare, quando ci saranno le condizioni, nel partito unitario del centrodestra».
Appunto, «quando ci saranno le condizioni». Nel frattempo provvede Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, a ribattere a Cesa rimproverandogli che «parla pro domo sua: in parole povere ha preso un grosso abbaglio», poiché non è possibile definire «populista più della metà degli italiani che oggi son pronti a votare Forza Italia, Alleanza nazionale e Lega». Anche Bonaiuti però, non sbarra la porta: il segretario dellUdc «se e quando vorrà entrare nella federazione, sappia che troverà sempre porte aperte e mai critiche pretestuose».
Il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, ribadito che «la strada maestra per la riscossa dei moderati» è per lappunto la federazione, lancia invece un messaggio pacato nei toni ma ultimativo nella sostanza. Invita infatti Casini ad «una doverosa riflessione sulla responsabilità che si assumerebbe nel continuare a dividere l'opposizione nel momento in cui c'è invece bisogno del massimo di unità per rendere più funzionale il bipolarismo, un approdo da cui non si può tornare indietro, senza lavorare inutilmente alla costruzione di un grande centro fra i due poli che non è nelle cose e che è fuori dalla storia».
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