Il Polo stringe sulla Federazione La prima bozza è firmata da Fini

Ronchi (An): «È una priorità», ma Bossi frena. Legge elettorale, Berlusconi cauto sul referendum e contrario al doppio turno

da Roma

Silvio Berlusconi chiede cautela. Il dibattito sulla legge elettorale, infatti, non aleggia cupo solo sul centrosinistra, ma inizia a creare i primi disagi anche nell’opposizione. Così, incontrando i vertici di Forza Italia ad Arcore, il Cavaliere predica attenzione. E tanto è netto il «no» all’ipotesi del doppio turno alla francese, tanto è cauta l’apertura al dialogo con la maggioranza. Imposto dai fatti: dai reiterati appelli di Giorgio Napolitano (l’ultimo ieri) e dalla necessità di non chiudere la porta a un eventuale confronto con i Ds. L’ex premier, però, nel faccia a faccia con Bondi, Cicchitto, Brancher, Verdini, Ghedini e Valducci non nasconde le sue perplessità. Dettate dallo scetticismo verso il governo (che non considera interlocutore credibile) e anche dalla freddezza mostrata da Umberto Bossi. La Lega, infatti, è decisamente contraria sia all’ipotesi referendaria (che Berlusconi pare guardare con una certa attenzione) sia a una riforma che vada verso un bipolarismo spinto. E su questo punto - visti i segnali delle ultime ore - difficilmente verrà incontro al Cavaliere. Così, il leader di Forza Italia che non ha alcuna intenzione di aprire un fronte di scontro con quello che ha sempre definito l’alleato «più fedele», pare intenzionato a restare alla finestra ancora per un po’. Se davvero ci si dovesse arrivare - è il ragionamento dell’ex premier - il referendum non si farà prima della metà del 2008, quindi di tempo per cercare un confronto in Parlamento ce n’è abbastanza. E alla via parlamentare, almeno a parole, il Carroccio non è contrario, tanto che venerdì Roberto Calderoli e Roberto Maroni incontreranno il ministro Vannino Chiti.
Così, viste anche le divergenze di vedute sulla riforma elettorale, l’opposizione si concentra soprattutto sulla Federazione. Un progetto su cui Berlusconi punta molto e in cui crede anche il leader di An. «Per Fini - spiega il portavoce del partito Andrea Ronchi - più che un progetto quella della Federazione è una priorità». Insomma, nessun dubbio sul fatto che «già da questa settimana si riprenderà a studiare la questione a tempo pieno». Il leader di An, infatti, in questi giorni ha buttato giù una serie di proposte per far sì che la Federazione non sia solo una scatola vuota, ma abbia regole comuni che ne scandiscano l’organizzazione. In questo senso, Gianfranco Fini sta pensando sia a un organismo permanente costituito da rappresentanti autorevoli dei singoli partiti, sia a un coordinamento tra gruppi parlamentari non solo a livello nazionale ma anche su base locale da realizzarsi prima della prossima tornata amministrativa. Anche su questo, però, pesa il dibattito sulla legge elettorale. Il via libera della Lega, non è un mistero, è infatti sempre stato molto tiepido e gli attriti di questi giorni - fa notare Bossi ai suoi - potrebbero modificare gli equilibri, almeno nel breve periodo. «La questione del referendum - conferma il vicecapogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota - per noi resta un vulnus». Non è un caso che già questa mattina sia in programma un incontro tra Maroni e il leader dell’Udeur Clemente Mastella. Così, ci sta che Calderoli parli di «strategia nuova», inaugurata dopo il vertice di Gemonio di venerdì nel quale si è concordato sulla necessità di avere «maggiore autonomia gestionale».
Intanto, proseguono le trattative in vista delle amministrative di primavera (dieci milioni alle urne). Senza troppe sorprese, visto che anche l’Udc sta prendeno parte alla scelta dei candidati sindaci e presidenti di provincia. D’altra parte, l’assenza del simbolo della Cdl (ci saranno solo quelli dei partiti) rende la questione meno spinosa anche per Casini. Con la sola eccezione del Piemonte, dove i segretari di Forza Italia (Guido Crosetto) e Lega (Cota) hanno da tempo pessimi rapporti con il loro omologo centrista Michele Vietti (che dell’Udc è il portavoce). Al punto di non perdere occasione per sottolinearlo a suon di battute nelle loro conversazioni in Transatlantico.

Nell’incontro di Arcore, il Cavaliere si è raccomandato sulla scelta dei candidati («servono persone giuste») e ha assicurato che la sua sarà una campagna elettorale in prima linea («al pacemaker mi sono già abituato, sarò presente il più possibile e mi spenderò al massimo»).

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