Nostalgia della politica? Poca, salvo qualche eccezione. Unanime è invece il giudizio su Albertini: «Milano si renderà conto di quanto ha fatto». Parole di chi nelle sue giunte ha lavorato e oggi, cambiato il primo cittadino, non è più assessore né siede in consiglio. A dire addio alla politica (e alla poltrona) sono stati in cinque. A due mesi dalle elezioni, raccontano come è cambiata la loro vita, di cosa sono felici di essersi liberati e cosa rimpiangono.
Il gruppo è ben assortito: un politico di professione, tre docenti universitari e un manager. Carlo Magri era direttore del personale dellItaltel. Albertini gli affidò la delega sul Lavoro per «far emergere gli interessi della città su quelli corporativi». E oggi Magri dice che sulla bilancia i successi pesano più delle critiche, «per questo non ho rimpianti».
Dalluniversità arrivava invece Giorgio Goggi, scelto come assessore ai Trasporti. Negli ultimi anni era stato criticato da una parte della Cdl. Per questo, forse, racconta di stare «molto meglio» senza poltrona. La vita da assessore manca invece a Giancarlo Martella, chiamato da Albertini a occuparsi dellanagrafe e dei servizi informatici. Martella tornerà a insegnare alla Statale «tenendo sempre docchio la politica, perché chi amministra fa anche una scelta politica». Docente universitario è anche Domenico Zampaglione, ex assessore allAmbiente. «Ho accettato lincarico per mettere la mia esperienza al servizio della città e per un impegno preso con Silvio Berlusconi», racconta oggi. Zampaglione non ha rimpianti: «Fare lassessore è un lavoro duro, dopo nove anni viene voglia di pensare un po a se stessi».
Diverso è invece lumore dellunico politico di professione nel gruppo, Roberto Predolin.
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