Via Poma, c’è il sangue del fidanzato

Era quella dell’ex fidanzato la saliva trovata sul corpetto di Simonetta Cesaroni. Sua, come ha dimostrato mesi fa l’analisi del dna fatta dal Ris, quella traccia lasciata forse dopo un morso o un bacio. Ma è di ieri la notizia che il dna di Raniero Busco sarebbe anche compatibile con quello isolato dal sangue, misto a quello della fidanzata, trovato su una porta dell’ufficio dove avvenne l’omicidio. Un nuovo indizio biologico, riemerso a quasi 18 anni dall’omicidio, condurrebbe ancora all’ex fidanzato di Simonetta, uccisa a via Poma a Roma il 7 agosto 1990 con 29 coltellate. La scoperta è stata fatta dai carabinieri del Ris di Parma, come ha rivelato la trasmissione tv di Enrico Mentana, «Matrix».
Secondo quanto si è appreso, l’esame svolto dagli esperti dell’Arma si è concluso con un’attribuzione del profilo genetico di Busco ritenuta altamente probabile. Sulla traccia ematica, frutto di una commistione del sangue di Simonetta e di un’altra persona, sono stati infatti trovati, otto «alleli» (componenti dei cromosomi che formano il dna di un individuo) compatibili con l’impronta genetica di Busco.

Per avere certezze sull’esito dell’esame i pm Italo Ormanni e Roberto Cavallone si sono rivolti a un’esperta spagnola, Maria Victoria Lareu Huidobro, docente di medicina legale. La perizia, tuttavia, deve essere ancora consegnata. La nuova traccia biologica, se attribuibile a un nome e un volto, consentirà di dimostrare la presenza di un’altra persona: il probabile assassino.

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