Via Poma, goccia di sangue riapre il giallo

da Bari

Tutto da rifare. La decisione è stata presa nella tarda serata di ieri, dopo la consegna da parte della procura della lista dei ragazzi che hanno barato: i test per l’ammissione alle facoltà di Medicina e Odontoiatria dell’università di Bari non sono validi. Lo ha annunciato il rettore, Corrado Petrocelli, il quale parla di «scelta dolorosa» e precisa che alle prossime prove potranno partecipare anche i ragazzi indagati. I quiz sono al centro di una vasta inchiesta che riguarda anche quelli sostenuti ad Ancona e Chieti. Gli inquirenti nel corso degli accertamenti, condotti con riprese filmate e intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno scoperto un’organizzazione in grado di assicurare il via libera alle facoltà grazie a vere e proprie centrali operative: da qui venivano fornite risposte esatte che approdavano sui telefoni cellulari dei concorrenti, per l’occasione vestiti di bianco e nero in modo da riconoscersi.
In un primo momento l’ateneo di Bari sembrava intenzionato a escludere solo i concorrenti già nel mirino della magistratura, ma ieri sera è stata scelta una linea diversa. Una linea che non è quella del ministero dell’Università e della Ricerca: da Roma, infatti, viene precisato che l’annullamento di tutti i test è «un’autonoma valutazione del rettore di Bari» e che nei giorni scorsi l’Avvocatura generale dello Stato aveva fornito un parere opposto rispetto alla strada imboccata dall’ateneo pugliese, chiarendo che le prove dovevano considerarsi nulle solo per «i soggetti specificatamente individuati che hanno violato le regole concorsuali senza che sia necessario procedere all’annullamento dell’intera procedura selettiva». Fatto sta che a Bari è stata presa una decisione diversa, e adesso incombe lo spettro di una valanga di ricorsi: in tanti, tra quelli che hanno superato i test regolarmente, potrebbero infatti rivolgersi alla magistratura amministrativa.
La giornata di ieri era cominciata con la consegna da parte della procura di Bari di una lista di 24 studenti. Su quel foglio ci sono i nomi di concorrenti che – secondo quanto emerso dalle indagini – avrebbero utilizzato i telefoni cellulari durante le prove: sono tutti finiti nel registro degli indagati insieme a una vigilante che a Chieti non avrebbe affatto controllato sul corretto svolgimento delle prove e di un uomo che avrebbe inviato via sms le risposte ai quiz sul telefonino di almeno una matricola che sosteneva i test a Bari. E così adesso sono in tutto 33 le persone coinvolte nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore del Tribunale Francesca Romana Pirrelli. Ma le indagini sembrano destinate ad allargarsi: i riflettori degli investigatori sono puntati su altri 19 studenti che hanno frequentato un corso di preparazione ai test dietro il quale – è l’ipotesi degli inquirenti – si celava in realtà l’organizzazione che assicurava le risposte esatte.


Nei giorni scorsi il procuratore di Bari, Emilio Marzano, aveva lanciato l’allarme parlando di un fenomeno molto diffuso. Poi l’intervento del rettore Petrocelli, che ha scelto di azzerare tutto chiedendo che il ministero fissi il più presto possibile la data dei nuovi test.

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