«Opposizione dura a Giuliano Pisapia, ma senza pregiudizi». Dopo lannuncio dellex sindaco Letizia Moratti che darà vita a un gruppo indipendente in consiglio comunale, al Popolo della libertà arriva anche il telegramma della Lega Nord. Non una buona notizia dopo lo schiaffo elettorale e allinizio di quella che in molti vedono come una «lunga traversata del deserto». Mesi o più probabilmente anni di purgatorio per cercare di riconquistare Palazzo Marino. Con limpegno dei molti appuntamenti elettorali che nel frattempo diranno dello stato di salute del centrodestra in città. A oggi, per la verità, piuttosto febbricitante.
Per ora è ladrenalina di Pontida a dare una scossa violenta al Carroccio. Che si presenta bellicoso già al primo appuntamento di oggi in aula e piuttosto deciso nel lanciare messaggi chiari agli avversari del centrosinistra. Ma soprattutto agli alleati. A dar la carica, in perfetto stile bossiano, leurodeputato Matteo Salvini. Solo trentasette anni, ma già unesperienza da veterano a Palazzo Marino. Con in più una puntata anche nel parlamento romano. «Faremo unopposizione dura - ha tuonato ieri dal pratone tra le bandiere dellAlberto da Giussano - Opposizione dura, ma senza pregiudizi: aiuteremo il sindaco Pisapia a sbagliare il meno possibile». Avviso ai naviganti per una Lega che, di maggioranza o di minoranza, non perde la sua vocazione a essere partito di lotta e di governo. «Niente sconti, ma nessun muro contro muro», promettono in via Bellerio continuando a rimproverare al Pdl una campagna elettorale troppo impostata sui toni della polemica. E non «sui problemi dei milanesi». A cominciare da quellEcopass sdoganato da un referendum che «in pochi hanno capito». Un voto «dato sullonda dellemozione e non certo avendo ben presente che il ticket significa pagare tutti 5 o 10 euro ogni volta che si entra in città. Una follia, lo spiegheremo ai milanesi».
Ma ieri la testa dei leghisti era tutta a Pontida. «Chi cera - il bilancio di Salvini quando non è ancora scesa la sera - ha contribuito a una giornata follemente stupenda. Chi non cera, ci sarà la prossima volta». Una fiducia nel futuro non incrinata nemmeno dai risultati di una Lega che a Milano è andata meno bene di quanto in molti, a cominciare dai sondaggisti di professione, pensassero. «In politica, soprattutto in Italia, niente è facile - aggiunge - Ma il cuore e la testa delle migliaia di persone incontrate oggi smuoveranno le montagne». A partire da quellinvestitura del ministro Roberto Maroni che i militanti vorrebbero vedere ancora più in alto. Magari premier. «Penso che nove persone su dieci - commenta Salvini - la pensino così».
Strategie di politica nazionale che si intersecano con le vicende milanesi. Da cui oggi la Lega riparte, con una pattuglia di quattro consiglieri. «Quattro volte di più rispetto allaltra volta, vuol dire che le nostre battaglie avranno più forza». Destinato a far da capogruppo, e questa volta non solo di se stesso, il recordman di preferenze Salvini, avrà al suo fianco una pattuglia di giovani. A cominciare da quellAlessandro Morelli, ex assessore della giunta Moratti, che si dice pronto a spulciare ogni atto della nuova amministrazione.
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