Economia

Ponzellini chiude la porta ad Arpe e chiama i fondi

Il presidente Massimo Ponzellini chiude Matteo Arpe fuori dalla stanza di comando della Popolare di Milano: l’ex numero uno di Capitalia è «bravissimo» ma in Bpm «non abbiamo bisogno di manager in questo momento». Una reazione muscolare al piano ordito da Arpe per assumere, con la benedizione di Bankitalia, il comando di Piazza Meda in cambio di un aiuto da 200 milioni nell’imminente aumento di capitale da un miliardo: ieri in Borsa il titolo ha perso il 6%.
Arpe, ha in sostanza aggiunto Ponzellini calcando dopo quasi 30 anni di assenza il palco del Workshop Ambrosetti, è «benvenuto» in Bpm se si accontenta di essere uno dei soci della cooperativa, così come qualsiasi altro investitore: «Basta che uno ci metta i soldi che sono tutti benvenuti», ha rimarcato con un sorriso aggiungendo di non credere che Arpe sia interessato a un «ruolo operativo».
In realtà in Piazza Meda prosegue la battaglia di nervi sia tra i gruppi sindacali sia all’interno del board, dove alcuni consiglieri avrebbero fatto da ponte tra la «base» della cooperativa e Arpe: in campo, per la sua conoscenza del settore, ci sarebbe stato anche Carlo Dell’aringa. Allo stato attuale la fuga in avanti della Uilca di Massimo Masi, che di recente aveva ufficialmente aperto ad Arpe, e il supposto «golpe» della Fiba, sembrano comunque aver rafforzato Ponzellini anzichè indebolirlo: come ricostruito ieri dal Giornale con l’attuale vertice restano infatti allineate sia la Fabi, sia la «vecchia» Fiba, anche se la «corrente» ex Fisac di Gianfranco Modica parteggia per Arpe. Dura anche la Uilca che ieri ha aperto a nuovi soci ma a condizione che condividano «l’attuale governance, il voto capitario e la centralità dei soci dipendenti». Esattamente quello che non vogliono nè Bankitalia nè Arpe. A questo punto l’attenzione torna sull’aumento di capitale imposto dalla Vigilanza. Ponzellini sta chiudendo il cerchio con i fondi internazionali per ridurre il rischio dell’inoptato: Norges bank, già vicina al banchiere in Impregilo (di cui detiene il 3%), si sarebbe mossa e altri sarebbero pronti a intervenire.

Lunedì Ponzellini tornerà a Londra, poi martedì il comitato esecutivo per capire quanto Bankitalia sia disposta a «rinunciare» delle proprie richieste quindi nel cda del 13 il prezzo e l’importo definitivo.

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