Paolo Giordano
nostro inviato a Londra
In fondo, da Great Cumberland Place dove le finestre di casa sua si affacciano sulla strada, sono solo due passi per arrivare a Stratford Place e con questo fresco fanno pure piacere. Anche ieri sera, più o meno allora del tè, Madonna è entrata qui nel Kabbalah Centre aperto dieci anni fa sulla traversa di Oxford Street dove una volta cera la mitica Chrysalis Records e ora troneggia lambasciata della Tanzania. Insomma, quasi ventanni dopo il concertino per Fiorucci allo Studio 54 di New York, la convulsa strada spirituale della madre di tutte le popstar ha trovato pace qui dove «gli insegnamenti della Kabbalah promuovono responsabilità, condivisione e tolleranza», come recita la sottile brochure per principianti. Due piante di surfinie lillà si appoggiano quasi al portone del civico 12 che tra poco si aprirà anche per lei. Silenziosa, farà come sempre di venerdì pomeriggio: sfilerà di fianco alla targhetta con su scritto «Registrered charity number 1079796» e inizierà il lungo «shabbat» della kabbalah, fitto di meditazione e dialoghi fino alla cena preparata secondo la tradizione kosher (le carni cucinate in stanze diverse da tutto il resto) che di solito va avanti fino a mezzanotte. Spesso ci viene anche con il marito Guy, obbligatoriamente vestito di bianco. «Ci stiamo preparando» aveva detto la bionda Eliza, una delle responsabili del centro, mentre i fattorini depositavano mazzi di petunie (sempre lillà) e lunghi lilium di un intenso color porpora. Poi eccola. È una serata importante: domenica cè il concerto a Roma, il più significativo della tournée, forse della sua carriera, e poco fa Liz Rosenberg, che è la sua portavoce, ha invitato allOlimpico anche Papa Benedetto XVI per «constatare da solo leloquenza e la bellezza che Madonna umanamente esprime durante il brano Live to tell. Applaudirebbe anche lui». Mentre la canta, si sa, indossa una corona di spine ed è a braccia aperte su di una gigantesca croce. Arrivasse davvero allo stadio, Sua Santità leggerebbe i versi che in quel momento scorrono dietro Madonna. Sono del Vangelo di Matteo: «Avevo sete e mi avete dissetato. Avevo fame e sono stato sfamato. Ero malato e mi avete curato». E poi: «Quello che farete al più piccolo dei miei fratelli lavrete fatto a me». I fratelli che ha in mente Madonna sono i bambini del Malawi morti di Aids.
Qualche anno fa, prima di abbracciare la Kabbalah (dottrina antichissima, citata anche da Dante, studiata da Jung e reinventata da Philip Berg), la signora Ciccone non avrebbe mai potuto andare in scena con versi evangelici. Lei, che ha ricevuto leducazione religiosa del Michigan degli anni Sessanta, cioè chiusa, rigida, quasi preconciliare, ha attraversato il cammino tipico di chi rifiuta sdegnosamente la tradizione, pretende di crearsi la propria religione e poi, affranto, si affida a un passe partout spirituale che aiuta a tornare laddove si è partiti, la fede. Dopo che è scesa dalla croce di Live to tell, in Forbidden love Madonna canta «un sorriso sul tuo volto mi avrebbe dato certezze». Ma è stata lei a fuggirle sin da ragazzina, mica tanto svampita come fa comodo credere, affidandosi solo a quel nome e girando un video provocatorio come Like a prayer, che le scatenò contro il Vaticano e la portò alla sua seconda fase. È il periodo di A letto con Madonna, delle foto erotiche con Naomi Campbell, dellaccanimento nichilistico perché, come disse a Merle Ginsberg su W, «credevo di fare la rivoluzione». Allora la rivoluzione di Madonna Louise Ciccone è arrivata fin qui, al 12 di Stratford Place, che, se non vale come Canossa, è un deciso passo avanti per lintegralista che in American Life cantava «non sono cristiana né ebrea, voglio solo esprimere il mio estremo punto di vista». Ora, come dicono i ragazzi che laspettano qui, «la nostra non è una religione, le nostre leggi aiutano a vivere in armonia con luniverso». Nella piazzetta in stile edoardiano, cè il delta di tutte le religioni di Madonna, e forse il suo ritorno alle origini cristiane. «Con la kabbalah lei ha trovato un equilibrio, riesce ad avere una famiglia, a fare vita quasi normale» dicono qui i volontari, che sono di tutte le religioni.
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