Porto, adesso è «rivolta» legale alla procura

Il porto resta appeso al gip. I pm che conducono l’inchiesta sulle concessioni del Multipurpose hanno chiesto il sequestro di tutte le banchine e ora aspettano la decisione del giudice per le indagini preliminari che dovrà decidere se paralizzare tutta l’area, e di conseguenza tutta l’attività della più grande industria della città. Intanto il mondo della portualità sta cercando le contromosse per evitare un possibile disastro economico.
Un gruppo di avvocati amministrativisti sta valutando la richiesta dei pm genovesi di sequestrare le banchine. A far storcere il naso ai legali è il fatto che la richiesta dei magistrati arrivi mentre a Roma «pende» un ricorso al Consiglio di Stato sul caso. Una decisione del massimo organo giudicante amministrativo potrebbe arrivare a breve e, tra le ipotesi di sentenza, ci sono buone possibilità che i giudici diano ragione all’operato dell’Autorità portuale (già peraltro «promossa» dalla relazione della Ragioneria dello Stato). Il Consiglio di Stato potrebbe in pratica confermare che l’attribuzione delle concessioni così come fatto dalla gestione Novi sia una pratica lecita, contrariamente a quanto ipotizzato dai pm penali. Visto che le banchine non scappano e che l’eventuale reato ormai sarebbe stato commesso, è la linea dei legali, avrebbe forse più senso attendere almeno la pronuncia del Consiglio di Stato prima di procedere al nuovo, devastante sequestro. Che, tra l’altro, paralizzerebbe anche l’attività di operatori che con le loro dichiarazioni ai magistrati hanno anche dato forza alla stessa indagine penale.
La decisione del gip, già in occasione del sequestro della banchina usata dalla Tirrenia, non aveva accolto la tesi dei pm, che tuttavia avevano ottenuto il blocco delle calate dal tribunale del riesame. In questa occasione, addirittura la richiesta di sequestro dei pm è stata data alla stampa (al Secolo XIX) prima che al giudice competente, tanto che ieri al gip Franca Borzone non era ancora arrivata la pratica. Proprio la Tirrenia, che dal giorno del sequestro ha abbandonato Genova, è intanto tra i protagonisti delle nuove contromosse legali. Ieri la compagnia ha annunciato un pesante ricorso in Cassazione. L’Authority intanto ha emesso un’ordinanza che detta le regole per consentire a Tirrenia di tornare operativa. «Alla fine della settimana Tirrenia dovrebbe riprendere l’attività - ha detto il presidente Luigi Merlo - verranno infatti regolamentati l’utilizzo delle banchine e delle aree demaniali e l’adeguamento alle norme in materia di carico, scarico e sosta delle merci».
Sempre l’Autorità portuale ieri ha autorizzato il Gruppo Grendi ad utilizzare Calata Ignazio Inglese fino al 15 settembre. La Grendi resta al momento l’unica azienda che collega Genova alla Sardegna stante la «paralisi» di Tirrenia. In compenso ieri il comitato portuale ha trovato il tempo per dare il via libera al progetto di realizzazione di un delfinario che completi il percorso espositivo dell’Acquario.

L’Authority ha infatti deliberato di approvare la richiesta dalla società Porto Antico di avere a disposizione uno specchio acqueo di 4.185 metri quadrati, per realizzare la nuova vasca per i delfini. L’attuale concessione è stata inoltre prorogata al 2027.

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