«Porto i manager a fare arte nella mia factory»

Cos’è la destra cos’è la sinistra cantava Giorgio Gaber... Bisognerebbe chiederlo anche al cervello che, come sostengono gli scienziati, dà più spazio alla prima negli artisti e alla seconda nelle persone razionali. Mai dire mai però. Ne è convinto un giovane gallerista di Milano, Paolo Borlenghi, che a due passi da Brera ha trasformato un’ex falegnameria nella «Dream factory»: la fabbrica dei sogni dove ognuno può essere anche ciò che non è, oppure apprendere dall’arte gli strumenti per essere migliore in quello che è. Proprio qui, qualche giorno fa, ha ospitato un insolito workshop: un gruppo di manager dell’Oreal «a lezione» da un pittore francese per imparare a lasciarsi andare alla pura creatività senza fare calcoli e senza ragionare. Semplicemente ascoltando, appunto, il lato destro del proprio cervello per dare spazio alla fantasia senza pregiudizi e sovrastrutture. «Con le aziende è ormai un appuntamento fisso - dice Borlenghi - sono io che cerco loro o sono loro che cercano me, piccole imprese e multinazionali che vogliono sperimentare nuovi metodi per sviluppare le idee e soprattutto la capacità di lavorare bene in team». La scintilla è scattata con banche, aziende telefoniche o liberi professionisti, attirati magicamente da un luogo che vuole usare l’arte come un viatico per il benessere prima ancora che per collezionismo. Per rendersene conto basta superare il cortile di corso Garibaldi 117 e dare un’occhiata agli spazi, molto differenti rispetto a quelli di una tipica galleria d’arte: all’ingresso, un salotto conviviale e una lunghissima tavola imbandita, poi le sale espositive che accolgono mostre di artisti contemporanei selezionati dalla critica internazionale Olivia Spatola. Attualmente è in corso la personale del pittore Paolo De Cuarto.
Non è un caso che il sottotitolo di Dream Factory sia «laboratorio di arte contemporanea». Laddove la parola arte sta anche per design e ricerche gastronomiche. Due volte al mese, infatti, la galleria ospita la performance di chef selezionati dalla Provincia del Alto Adige Südtirol che sviluppano un tema suggerito da un importante personaggio del mondo dei media o dello sport. «La mia idea -dice Borlenghi che ha un passato di artista- era quella di far rivivere l’atmosfera che esisteva a Brera fino agli anni Settanta, quando artisti, galleristi e collezionisti amavano trascorrere intere serate davanti a un bicchiere di vino per il solo piacere di divertirsi e scambiare idee. Il prodotto artistico, il quadro, era soltanto l’ultimo anello della catena. Il grande gallerista Giorgio Marconi, che ha vissuto quell’atmosfera me l’ha comunicata ed io ho voluto provare a ricrearla». In mezzo ad una delle sale, quasi un simbolo, campeggia uno dei celebri biliardini creati da Michelangelo Pistoletto in vendita per il progetto «Love Difference» che intende diffondere il pensiero di un’arte che superi i confini e vada incontro ai Paesi più poveri del pianeta. Il campo da gioco è uno specchio con la sagoma del mar Mediterraneo. I giocatori vestono 22 maglie, ognuna diversa dall'altra, a rappresentare le 22 selezioni nazionali ufficiali e ufficiose che si incontrano nella realtà sui campi da calcio e che nell'opera si sfidano e giocano insieme contemporaneamente intorno ad un simbolico mar Mediterraneo. Uno di questi calcio-balilla fu, per la cronaca, acquistato da Letizia Moratti durante l’ultima fiera Miart.


«Lo scorso aprile organizzammo in galleria un torneo a cui parteciparono artisti e persone di ogni estrazione. Qui ogni giorno chiunque può entrare nella Dream Factory e sorseggiare un bicchiere di lambrusco parlando d’arte o di vita». Sognare, in fondo, non costa nulla.

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