È possibile rallentare l’avanzata delle gravi metastasi mammarie

Il carcinoma mammario è il tumore più frequente nelle donne. Spesso a rivelarlo è la più semplice delle manovre. L’autopalpazione. Curato subito, quando le sue dimensioni sono ridotte, non diventa pericoloso. Scoperto e curato con ritardo, può anche rivelarsi mortale. Quando questo tumore è metastatico, conseguente cioè a una neoplasia di altro tipo, è molto più temibile. Le cellule neoplastiche, infatti, oltre che nella regione mammaria e nei linfonodi ascellari, continuano a moltiplicarsi in altre sedi anatomiche, per esempio nel fegato o nel polmone, aggravando notevolmente il quadro clinico. Sono stati appena resi noti i risultati di uno studio clinico condotto in sette città spagnole su 288 donne (età media 57 anni) con carcinoma mammario metastatico. Queste pazienti sono state trattate con doxorubicina liposomiale pegilata per un anno, dopo il normale ricorso alla chemioterapia. Il professor Emilio Alba di Malaga, che ha coordinato questo studio, è arrivato alla conclusione che la introduzione della terapia con doxorubicina rallenta notevolmente la progressione della patologia cancerosa. Questo risultato è esente da effetti collaterali rilevanti.
In particolare, ha dichiarato il professor Alba, non sono state osservate né la riduzione dell’attività del cuore né un’insufficienza cardiaca clinicamente preoccupante. Soltanto alopecia nel 29 per cento delle donne trattate e nausea nel 21 per cento.

Questi risultati aprono la strada a nuovi trials clinici che riguarderanno un maggior numero di donne e al contempo avranno un più vasto target internazionale.Serviranno a dimostrare l’efficacia della terapia ed al tempo stesso a confermare l’assenza di complicazioni cardiocircolatorie nelle pazienti scompensate.

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