«Il posto dell’Udc è con noi, ma basta inciuci a sinistra»

Presidente Roberto Formigoni, nel 2010 toccherà esser buoni, che noia.
«Auspicando che sia l’amore a prevalere anche in politica Berlusconi ha interpretato un’altra volta il sentimento dominante degli italiani, che non ne possono più di questo clima di odio e contrapposizione. Con l’aggressione al premier in piazza del Duomo si è toccato davvero il fondo».
Toccherà istigarla, allora: cosa succederà con l’Udc?
«Quello che succederà dipende da loro. Le mie condizioni sono chiare: non sono disponibile a un accordicchio in Lombardia se in altre regioni ci saranno scelte diverse o addirittura opposte».
È già così. Avevano detto: mai con Mercedes Bresso. Invece in Piemonte corrono col Pd.
«E io li richiamo alla serietà: hanno fatto della famiglia una questione centrale della loro politica. Come fanno ad allearsi con un partito che proprio su quel tema ha un’impostazione opposta?».
Hanno chiesto la sottoscrizione di un impegno...
«Appunto, non mi vengano a dire che un accordo dell’ultimo minuto come questo è una cosa seria».
Finalmente si arrabbia un po’.
«Con che faccia potrei dire ai cittadini lombardi che qui ci alleiamo con un partito che nella regione a fianco si allea con i nostri avversari?».
E poi diciamolo: lei che se ne fa del 3,8 per cento dell’Udc?
«No guardi, io non voglio essere cattivo e non speculo su quanto valgono. Anzi, sono un tifoso accanito, un partigiano dell’accordo con l’Udc, da tempo mi batto per farlo. Sediamo assieme nel Ppe, abbiamo una carta di valori comuni, il Pdl è il più grande sostenitore delle loro politiche».
Però?
«Però l’intesa deve essere globale, nazionale, non a macchia di leopardo. Possiamo concedergli due regioni piccole, toh».
Magnanimo. Altrimenti?
«Altrimenti vadano da soli, anche se non so dove arriveranno. Noi non possiamo accettare che, in una visione politicista, si schierino contro di noi, che abbiamo valori analoghi, solo per un interesse di partito».
Casini le chiede un atto di discontinuità, dice che lei è succube della Lega Nord.
«Mettiamo i puntini sulle i».
Mettiamoli.
«Son 15 anni che governano con noi, se ne accorgono adesso che c’è la Lega? Cerchino una scusa più valida. E poi non mi si può accusare di essere succube di nessuno. La Lega ha chiesto a più riprese le dimissioni dell’Udc dalla giunta: nel 2008 quando l’Udc andò da sola alle Politiche, nel 2009 quando alle Provinciali sostenne Penati contro Podestà».
E di nuovo pochi giorni fa.
«Ma io ho sempre difeso gli amici dell’Udc, per rispetto del patto elettorale che ci ha portati al governo della Regione. Adesso che il patto va rifatto, però, bisogna farlo su base seria. Quindi chiedo a loro di mostrare il loro volto serio».
Il suo sfidante sarà forse Penati, ma circola l’ipotesi Di Pietro. Preoccupato?
«Facciano loro. Io so solo che Penati sta dimostrando di volere il superamento di questo clima di guerra, invece Di Pietro è uno dei massimi esagitatori della politica, cerca solo la delegittimazione e la denigrazione morale degli avversari».
Dopo l’aggressione a Berlusconi lei ha definito Di Pietro «vomitevole».
«Invece ho molto apprezzato che Pier Luigi Bersani sia andato subito in ospedale a trovare il premier».
È anche lei iscritto al partito degli inciucisti.
«Non si tratta di inciucio, ma di un asse fra avversari che tentano di ricucire un clima di intesa dopo le lacerazioni. Bene ha fatto Berlusconi a perdonare il suo aggressore, e a dire che il 2010 dovrà essere l’anno del confronto e delle riforme».
Non sarà facile con le regionali mantenere toni pacati.
«Io sogno una campagna elettorale fatta di proposte, analisi dei problemi e discussione per risolverli. Lavorerò con tutte le mie forze affinché sia così. Del resto questo è sempre stato il mio atteggiamento, in Lombardia già si respira un clima di confronto civile con l’opposizione».
Siete riusciti persino a fargli digerire il federalismo fiscale.
«Lo abbiamo votato con larga maggioranza. Così come lo Statuto, la richiesta di 12 competenze regionali in più in base all’articolo 116 della Costituzione, il quoziente familiare che assegna ai cassintegrati contributi maggiori in base al numero di componenti delle loro famiglie. Fino alle riforme geniali».
Modesto.
«La concessionaria autostradale lombarda, la Cal, è l’applicazione del federalismo, adesso Anas e Regione hanno una corresponsabilità nella realizzazione delle infrastrutture. E la sanità: abbiamo aperto gratuitamente ai cittadini alcune grandi strutture private per acceder alle quali una volta si pagava un milione e mezzo di lire. Un modello di buon governo che si può esportare».
E come si fa?
«Bisogna esportare il metodo. Il bon ton».
Bon ton.
«La riconciliazione nazionale».
Per esempio con la via che il sindaco di Milano Letizia Moratti vuol dedicare a Bettino Craxi?
«Sarebbe un buon punto di partenza. A dieci anni dalla sua morte, possiamo dire che in quel periodo storico ci sono stati molti chiaroscuri, e che la ragione non stava solo da una parte. In molti si sono già ricreduti».


Vi accuseranno di voler delegittimare Mani Pulite e ricomincerete a litigare.
«Non è revanchismo. Ma la presa d’atto che Craxi è stato un leader politico e un presidente del Consiglio con luci e ombre, ma in cui prevalgono gli aspetti positivi. La riconciliazione è possibile e giusta».

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