Potere Real, l’Europa dell’Armani è già finita

MilanoI topolini dell'Armani, rimasti più ciechi dopo l'infortunio di Finley, si arrampicano sulla scala a chiocciola dell'Eurolega con una voglia matta di conquistare la gente di Milano, il loro posto fra le 16 migliori, ma restano senza formaggio e cadono nell'acqua sfiniti, battuti in casa, esclusi dal grande giro. Danno quello che possono, sono anche bravi perché il Real Madrid di Messina è un cantiere dove molti si tirano ancora i mattoni sui piedi, ma alla fine cadono: 66-75. Metà partita per sognare, un terzo tempo per sputare l'anima e andare comunque sotto all’ultimo minuto, poi l'agonia aspettando un piacere dalla Polonia dove il Kimki perde di 5 e stacca l'ossigeno a Milano, premiando i polacchi.
Tortura della goccia, peccato per Viggiano che dà tutto, per Bulleri che ragiona e fa cose sempre logiche, per Mordente, un leone, Rocca il mastino, Mancinelli il fantasioso. Il Madrid ritrova Jaric quando Messina non ne può più di vedere cadere calcinacci nella Real casa, poi Kaukenas, infine è Llull a dare la spinta definitiva. Ci sono applausi, ma piangere su certe scelte è un peccato di tanto tempo fa e sperare ancora di poter dare un Ambrogino d'oro a Messina come l'anno scorso quando allenava il Cska era impossibile, così sperare nell'aiuto del Kimki battuto in Polonia. L'Italia del basket resta soltanto con Siena nella coppa alta e la Benetton in quella bassa, aspettando di sapere che fine farà oggi Roma appesa ad un filo. Quello dove ci impiccheremo tutti noi innamorati denudati.
Sembrano più feroci le esagerate guardie del corpo di Ronaldinho, angelo vestito di bianco, della difesa nei primi 20 minuti di un Real Madrid vestito di nero. L'Armani si gode la sua ora d'aria alla ricerca dell'Europa, sfidando la Real casa di un Messina che sembra parlare ai muri, sfidandolo con un quintetto «italiano»: Bulleri, Mordente, Mancinelli oltre al Viggiano e al Rocca che hanno sicure origini controllate qui da noi. La mossa stordisce un'avversaria senza concentrazione: 11-2 dopo 3'40". Messina rivolta il guanto, scopre le incrostazioni Nba di un Marko Jaric che ogni tanto graffia, ma si salva soprattutto per le debolezze strutturali di Milano, senza Finley ed Acker, in caccia di Becirovic e di altri randagi ronin, che quando manda dentro Hall, Maciulis e Petravicius si ritrova il Real Madrid sulle spalle: 19-16 alla prima pausa.
Il sogno sembra svanire sul pareggio di Jaric, ma non è vero. L'Armani guizza come un salmone controcorrente e allunga fino al più 10 sui tiri liberi di Viggiano, l'uomo dall'argento vivo, il migliore dei nuovi acquisti. Al riposo più 7 (39-37) nella notte dove il tiro da 3 sembra congelare tutti: 2 su 9 Milano, 2 su 13 il Real.
Nel terzo quarto l'Armani respira vivo fino al più 10 di Viggiano dopo 4', ma quando l'ossigeno comincia a mancare sembra che il Real ritrovi almeno la decenza e qualche freccia avvelenata: prima Jaric con 7 punti, poi Kaukenas che nel finale del tempo esce dalla caverna degli anonimi infilando 8 punti per il vantaggio a fine tempo di 52-54.
Arma bianca nell'ultimo quarto che sembra la fotocopia della partita di Madrid dove Milano resse bene per tre tempi e poi si schiantò. Bulleri si ribella, Mancinelli fa inciucchire Reyes, già confuso dalla maschera, Rocca purtroppo svanisce con un quinto fallo dubbio sull'inguardabile Lavrinovic, Llull e Kaukenas restano veleno: 62-69 a 3'13" dal gong.

Energie finite e il torito milanese deve inginocchiarsi e non sarà consolante dire in giro che la coppa serviva per allenarsi in campionato, una offesa che chi comanda non ha dimenticato e forse lo sanno anche gli arbitri.

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