Enrico Lagattolla
Mazzette in cambio di certificati «veloci». Accordi sottobanco allo sportello dellufficio anagrafe di via Larga. Di fronte, dipendenti pubblici e intermediari che intascavano tangenti per mettere a disposizione una «corsia preferenziale», ed extracomunitari che pagavano per ridurre i tempi della burocrazia. Tra i 100 e i 200 euro per un certificato di residenza. Dal 2000, oltre 50mila casi contestati dalla Procura, per un volume daffari che sfiora i 7 milioni di euro. Agli arresti domiciliari con laccusa di corruzione sono finiti ieri due impiegati dellanagrafe centrale (perquisita dagli agenti della polizia municipale) e il titolare di unagenzia per lo smaltimento delle pratiche, oltre a un cittadino cingalese, a cui è contestato anche il favoreggiamento dellimmigrazione clandestina. Nel registro degli indagati del pm Tiziana Siciliano, inoltre, è iscritto un terzo dipendente comunale. Linformatore. Un commesso che, estromesso dall«affare» nellautunno 2004, raccontò agli inquirenti il sistema delle bustarelle.
Una pratica «esplosa» durante le grandi sanatorie. Quando, per beneficiare del «condono», diventa necessario esibire un certificato di residenza. Agli uffici di via Larga piovono migliaia di richieste. Tempo necessario per la chiusura delle pratiche, dai 6 agli 8 mesi. Troppo, ma la soluzione cè. Alcuni impiegati comunali, che completano il lavoro in 15 giorni, rilasciano certificati in mancanza dei requisiti richiesti e sorvolano sulle documentazioni incomplete. Basta pagare.
Il meccanismo viene a galla in uno stabile di via Porpora, dove il via vai è continuo. Cingalesi che si rivolgono a un connazionale per ottenere documenti falsi, e per essere messi in contatto con un intermediario. Un italiano, che accompagna gli extracomunitari allanagrafe, davanti ai dipendenti complici. Lì avviene lo scambio: denaro per il favore. Il «lavoro» non manca, ma i pagamenti devono essere puntuali. «Guarda che mi devi ancora i soldi dellultima volta», dice uno degli impiegati allintermediario durante una telefonata.
Non solo. Secondo la Procura, infatti, i dipendenti comunali non si sarebbero limitati a prendere mazzette per velocizzare pratiche regolari, ma anche per chiudere un occhio rispetto ai controlli sulle effettive residenze dichiarate dagli extracomunitari che cercavano di rientrare nelle sanatorie. Il sospetto degli inquirenti, tuttavia, è che il fenomeno non fosse un«esclusiva» degli ultimi indagati. Solo un mese fa, un altro dipendente dello stesso ufficio era finito in manette con le stesse accuse. Dietro compenso economico, cioè, avrebbe accelerato i tempi per rilasciare certificati a beneficio di immigrati, questa volta cinesi. E lindagine «Orient express» (questo il nome) potrebbe accertare che il «sistema» era ancora più esteso.
«I cittadini devono potersi fidare dellamministrazione e dei suoi dipendenti», ha dichiarato lassessore ai Servizi civici Stefano Pillitteri. «Il Comune deve essere un modello di onestà e correttezza, e non deve coprire gli illeciti di nessuno».
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