Economia

Preatoni e gli ex di Crema contro Fiorani

Paolo Stefanato

da Milano

«Le ultime vicende mi hanno ringalluzzito. Ho il sospetto che il mio nemico non sia più potente come prima». La frase rispecchia, in tutta la sua schiettezza, il carattere di Ernesto Preatoni. Il «nemico», da dieci anni, è Gianpiero Fiorani. Allora già potente da sbarrare la strada a Preatoni con metodi «non trasparenti, identici a quelli messi in atto nella scalata della Lodi ad Antonveneta». L’oggetto, allora, fu la Popolare di Crema. Preatoni, attraverso la sua Parin, era riuscito a far convergere le forze di molti investitori fino a conquistarne la maggioranza. Lo scopo era ottenere una plusvalenza, non di gestire la banca.
Racconta: «Le trattative per cedere la Crema alla Popolare di Bergamo erano alla fase finale, quando quest’ultima si ritirò improvvisamente. Contemporaneamente la Parin fu ispezionata dalla Consob e commissariata. La mia immagine compromessa. Ma in undici mesi di indagini non emerse nulla. Capii che era tutto dovuto alla Crema. Lo scopo era quello di terrorizzare gli azionisti, di indurli a vendere. Una fiduciaria di Lugano, la Summa, fece pressioni per acquistare i titoli, che erano in carico tra le 28 e le 50mila lire, a 67mila. I soci cedettero. In carico alla Summa i titoli comparirono a 89mila lire, nel 2001 l’Opa della Popolare di Lodi fu lanciata a 203mila lire». Spiega Preatoni: «Le azioni erano già della Lodi, fu una scalata occulta, e l’Opa servì a distribuire plusvalenze a un gruppo di amici, lo stesso modello seguito nella scalata ad Antonveneta». Nel 1996 alla Banca d’Italia c’era già Antonio Fazio. Alla Consob il presidente era Enzo Berlanda.
Preatoni perse tutte le cause avviate, mentre un ultimo procedimento civile finì con una transazione. Una richiesta di annullamento dell’Opa sulla Crema fu rigettata per vizi formali. Preatoni «emigrò» nei Paesi baltici, e prese a occuparsi di immobili e di turismo, sempre però con un forte risentimento addosso. Adesso è venuto il momento. Con l’assistenza legale dello studio Galgano ha rimesso insieme un gruppo di ex azionisti della Crema, quelli indotti a vendere, e ha costituito un comitato per riaprire il caso. «Ci rivolgeremo ai nuovi amministratori della Lodi per chiedere se intendono riconoscere le responsabilità dei predecessori. Altrimenti andremo avanti nei tribunali.

Ma almeno spero di aver meritato un minimo di riabilitazione».

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