La precaria di Veltroni? Ha il posto fisso

Il datore di lavoro di Loredana Ilardi, la candidata «flessibile» del Pd: «Ha un contratto a tempo indeterminato»

Una volta c'erano le liste civetta. Oggi ci sono le liste bufala. Cambia l'animale, ma il concetto è sempre lo stesso: fregatura, inganno, imbroglio, turlupinatura, chiamatelo come vi pare. Perché stavolta parliamo dell'ultima supercandidata di Veltroni, la cosiddetta paladina dei precari. L'avete letto su tutti i giornali: si chiama Loredana Ilardi da Palermo, operatrice di call center, stipendio 700 euro al mese. Una così ti pare che al Pd se la fanno sfuggire? E infatti: «Siamo il partito del lavoro», dichiara il segretario ai giornalisti abbracciando la sua protetta. Sorrisoni alle telecamere e vai con lo spot: siamo coi precari, aiutiamo i precari, viva i precari. Dice Walter: «La vera emergenza sono i precari» . Continua: «È un dovere lottare per i precari». E ancora: «Loredana è lo specchio dei precari». Bene: manca solo un piccolo particolare, proprio una bazzecola: dovete sapere che Loredana... non è precaria. Tiene un fior di posto fisso: contratto a tempo indeterminato. Ce l'ha messo per iscritto il suo datore di lavoro. Citiamo la sua lettera. «Gentile direttore - scrivono dalla ditta - la famosissima Loredana Ilardi, sbandierata da Walter come rappresentante dei precari d'Italia, non è assolutamente precaria. A suo tempo fummo noi a comunicarle l'indeterminato. E quanto ai 700 euro mensili, è ovvio: è un part time a 4 ore!». Capito? Se questo è l'emblema del precariato, allora Valeria Marini è l'emblema delle bionde naturali.
Ma si può? Ci ripetono da anni che l'Italia brulica di precari, sono dappertutto, dietro le porte, sotto i tappeti, a momenti escono dai tombini, i precari. E chi scelgono come rappresentante? Una col posto fisso. E va be’ allora ditelo che è una pagliacciata: ci mettiamo il naso rosso, il cappellino e tanti saluti. Già si faticava a restar seri con la candidatura di Marianna Madia nel Lazio: ci dicono che è una «giovane venuta dal nulla», e poi si scopre che è amicissima di Enrico Letta, Giovanni Minoli e del figlio di Napolitano. Oggi ci presentano l'eroina dei precari, che però in realtà non è precaria neanche un po'. Insomma, altro che facce nuove: nel Pd candidano facce doppie.
Però adesso ci viene la curiosità: ma allora come le sceglie, Veltroni? Cioè, dove li trova i cosiddetti volti nuovi? È la stessa Ilardi a rivelarcelo, sulle pagine locali di Repubblica: «Domenica scorsa ci siamo incontrati a una manifestazione della Cgil - racconta lei -: abbiamo parlato e mi ha fatto la proposta». Tutto qui? È così che funziona? Ti incontro per caso e ti faccio la proposta? Tipo colpo di fulmine? Cioè, se domani Veltroni incontra per strada un pastore tedesco, candida in parlamento un pastore tedesco? E magari ce lo spaccia pure come simbolo dei precari?
Ora, va bene scherzare, ma intendiamoci: non ce l'abbiamo tanto con la ragazza candidata, che tra l'altro, seppur sottovoce, l'ha ammesso, che precaria non lo è più. Ce l'abbiamo con Veltroni che ce la vende per quello che non è. Perché questo significa prenderci per i fondelli a tempo indeterminato. Perché, se così stanno le cose, i grandi nomi del Pd altro non sono che specchietti per le allodole. Anzi, per polli: e i polli in questione siamo noi che votiamo.

Non solo: i polli in questione sono anche i tanti lavoratori precari - quelli autentici - che sul serio fanno le notti al centralino del telefono amico. Ma c'è poco da fare: se il telefono non è amico di Veltroni, loro il seggio se lo scordano. Perché questa, a quanto pare, è la trasparenza di Walter. Quella sì, davvero precaria.

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