LA PRECISAZIONE

di Stefano Lorenzetto

Non sarà che dopo dieci anni di onorato servizio, 438 interviste pubblicate, giunto alla puntata numero 439 della serie Tipi italiani sono incappato nella persona sbagliata? Il molesto sospetto ha cominciato a materializzarsi poche ore dopo che sul Giornale era apparsa l’intervista con Antonino Delfino («S’è fatto un’Alitalia in casa. “Aerei come tram: si sale con l’abbonamento”», domenica 5 febbraio, pagina 18), un signore che «ha patito la fame in Calabria e venduto accendini a Torino», «poi ha scoperto che noleggiare un Boeing costa appena 19 euro a persona» e «adesso lancia una compagnia a tariffa unica per tutte le rotte», appena 55 euro, e ha già «raccolto 3 milioni di prenotazioni» ma conta «di arrivare a 16 milioni», e cerca «5.000 agenti per vendere» le sue card (così sottotitolo, occhiello e sommari).
È evidente che qualsiasi dialogo presuppone la sincerità nelle risposte da parte dell’intervistato, tanto più se costui è incalzato dalle obiezioni tutt’altro che accomodanti dell’intervistatore, nel caso specifico queste: «Mi pare che stia facendo i conti senza l’oste»; «difficile comunque conquistare i passeggeri abituati dalla pubblicità ai voli low cost da 9,99 euro»; «ai 13 milioni di clienti che ancora mancano all’appello la card dovrà pur venderla: escludo che vengano a suonarle il campanello per acquistarla»; «la sua pretesa di vendere la Dea card a 16 milioni di clienti mi sembra pazzesca». In effetti i matti sono una categoria che è sempre stata ben rappresentata nei Tipi italiani, accanto a poeti, santi e navigatori. Insomma, non ci sarebbe di che stupirsi.
Secondo le accuse circostanziate contenute nelle mail che mi sono pervenute, e quelle ancora più pesanti che ho poi raccolto di mia iniziativa per telefono, stavolta però mi sarei involontariamente imbattuto, incontrando Delfino nell’hotel Scandinavia di Milano dove alloggiava, in un’altra categoria: quella dei millantatori. Per non dire di peggio. Scrive A.P.: «Quale amico e collaboratore del compianto Valerio Riva (mi troverà, infatti, nell’indice dei nomi e nei ringraziamenti del libro Oro da Mosca), le segnalo che il pomposo sito aziendale www.deaholding.it rimanda a una variegata attività aziendale che sembra totalmente teorica e inoperativa (veda il noleggio di auto o barche) e nelle descrizioni sembra copiata da qualche business plan. Insomma, caro Lorenzetto, l’idea di Delfino magari è buona e magari ha anche provato, a modo suo, a lanciarla. Ma attualmente sembra semplicemente una bufala». Scrive G.B.: «Mi permetta di esprimere qualche dubbio. Per ragioni professionali (seguivo il settore marketing e poi gli acquisti di una grande azienda e ora sono in pensione), i prezzi indicati, per esempio per il noleggio degli aerei, mi paiono del tutto fuori mercato. Con le cifre citate non si noleggia nemmeno un Cessna, altro che un Boeing da 198 posti. Mi pare un megalomane che cerca di portare a casa un po’ di soldi».
E avanti così. Fino a che, dopo qualche giorno, non è arrivato un messaggio ancora più preoccupante: «Gentile giornalista, chi le scrive è un ex commerciale Dea Italia Srl del “dott.” Antonino Delfino, che si fa chiamare “dott.” ma non ha uno straccio di laurea legalmente riconosciuta. A suo carico ci sono diverse pendenze penali per fallimenti e truffe varie. Va in giro affermando di essere un “massone” e il suo vero mestiere è creare società estere per i poveri “bisognosi” che vogliono esportare il loro denaro “illegalmente” all’estero. Come “titolare” della Dea Italia Srl, che, se verificate, ha 10.000 euro di capitale sociale ed è a nome del fratello più piccolo Gabriele Delfino, ha già accumulato da noi commerciali (eravamo una cinquantina, gestiti dalla dottoressa C.M., che ha abbandonato la società quando si è resa conto dei vari “impicci” e che attualmente ha sporto, come tutti noi, denuncia-vertenza) credo non meno di 20-30 denunce. Avete verificato l’esistenza, in Camera di commercio, della società Dea airlines? Avete verificato la presenza di dipendenti? La sua sede sociale è un ufficetto di 50 metri quadrati a Roma dove “lavorano” i suoi due fratelli analfabeti e un povero ragazzo calabrese senza arte né parte, che non fanno altro che accumulare mail. Sapete se esiste almeno un call center? Si parla di 3.000.000 di clienti. Dove e chi sono?».
A quel punto, sbalordito, ho chiesto per iscritto ad Antonino Delfino di rispondere immediatamente ai lettori, prim’ancora che a me. Lo ha fatto con una chilometrica mail, che qui riassumo nei punti essenziali correggendo l’italiano approssimativo, nella quale sembra preoccupato di replicare soprattutto al suo ex dipendente: «Dirvi che mi sento umiliato, è dire poco. Certo che in Italia fare un proprio lavoro è diventato un delitto. Nel passato ho avuto problemi giudiziari, ma di certo non ho truffato nessuno: sono problemi nati dalla mia vecchia attività, quando tanti furbi come quello che scrive mi hanno voluto truffare la merce nell’ingrosso che tenevo al mio paese. Per quanto riguarda le denunce nei confronti della Dea, forse ce n’è una sola fatta dalla dottoressa C.M., dove lei dichiara di non aver preso lo stipendio: invece non è così, è solo per un discorso sentimentale, perché, non mi vergogno a scriverlo, mi ha scoperto con un’altra donna. In riferimento al call center non potevo assumere personale prima di partire. Non aveva senso: figuratevi, non ce l’ha nemmeno Alitalia che si appoggia a esterni. Per quanto riguarda i miei fratelli, sono fiero di loro. Almeno portano rispetto. Chi scrive che sono analfabeti che rispetto può avere? La società nasce con 10.000 euro di capitale sociale perché non ha bisogno di più; è un’azienda appena nata, costruita con sacrifici. A giorni noterà la trasformazione alla Camera di commercio da Dea Italia a Dea airlines perché siamo riusciti a chiudere gli accordi che sognavamo. E di certo io mi firmo con nome e cognome, non con un “ex”. Per qualsiasi altro chiarimento mi può scrivere o telefonare: a.delfino@deaholding.it». Non un accenno ai 3 milioni di Dea card prenotate. Ci sono o no?
L’ultima mail di Antonino Delfino è di mercoledì scorso: «In settimana le invierò il contratto della compagnia aerea e le sue tratte con gli slot, qualora volesse mostrarlo ai lettori». Sono qui che aspetto.

Soprattutto aspettiamo tutti di vedere alzarsi in volo i suoi aerei sulle cinque rotte nazionali, a 55 euro fisse per passeggero, «a partire da fine mese, giorno più giorno meno», come promesso nell’intervista, «salvo intoppi». Quali intoppi temesse, non oso neppure immaginarlo.
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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