(...) Più collaborazione e contatti frequenti tra chi gestisce il servizio bagagli e gli agenti di polizia ferroviaria, che in casi sospetti potranno condurre accertamenti immediati anche con un visore.
Lo zainetto con i 64 candelotti di dinamite trattato come un pacco viveri e «girato» in beneficenza alla comunità di don Gallo perché nessuno lo andava a ritirare aveva infatto messo a nudo linadeguatezza del sistema-sicurezza a Genova. La notizia, trapelata quasi per caso sabato sera (quando purtroppo ormai la cronaca di Genova del Giornale era già in stampa, ndr) ha dimostrato quanto sia facile fare un attentato a Genova. E ora è direttamente lInterpol a condurre le indagini.
Sì perché le piste che potrebbero portare a una soluzione del giallo sono almeno due. La prima porta in Italia, anzi a Genova. In particolare riporta indietro nel tempo di pochi anni e collega lo zainetto esplosivo a quellattentato contro la questura organizzato nel 2002 e rivendicato dalla «Brigata 20 luglio» per «vendetta» ai fatti del G8. Lesplosivo trovato in stazione potrebbe infatti essere tremendamente simile a quello usato ai giardini Coco, quando solo per caso e per lintuizione di alcuni poliziotti, venne evitata la strage. La dinamite insomma era «tornata» a Genova, nascosta in uno zainetto, e soprattutto già pronta a esplodere come hanno confermato gli artificieri. Chi la portava in spalla, probabilmente preoccupato per la presenza della polizia o per il timore di controlli, lha lasciata al deposito della stazione. E non è più tornato a ritirarla, magari sempre temendo che nel frattempo qualcuno lavesse scoperta. Invece no. Lesplosivo è rimasto lì, abbandonato, senza neppure letichetta con il nome di chi laveva depositato, perché al deposito bagagli, per non perdere tempo con le fotocopie dei documenti, hanno «semplificato» le procedure.
Laltra pista esce direttamente dallo zainetto stesso. In una tasca interna cera la copia di un rapporto della polizia di Panama a seguito di una perquisizione in casa di una donna. Un blitz alla ricerca di armi in un appartamento dallaltro capo del mondo che però aveva dato esito negativo. A quella donna, sospettava di avere armi e probabilmente esplosivo in casa, è stata consegnata una copia del verbale. E quella copia è arrivata, insieme alla dinamite, nel deposito bagagli di Principe. Se sia stata portata dalla stessa donna oppure no lo si potrà scoprire magari grazie allidentificazione di impronte digitali o altre tracce organiche che si spera possano essere rimaste sullo zainetto dopo oltre un anno e dopo tanti passaggi di mano. Un dato certo però è quello dellorigine italiana dellordigno, visto che tutti i componenti usati sono di origine italiana.
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