Premafin, ora spunta la rete in Liechtenstein

Bahamas-Liechtenstein-Panama: il 12,15% di Premafin, la holding attraverso cui la famiglia Ligresti controlla Fonsai, custodito dal trust «The Heritage» è nascosto in un triangolo di paradisi fiscali e spezzettato tra 12 società offshore. Sei di queste sono perdipiù «anstalt», una figura societaria del Liechtenstein che assegna personalità giuridica a un patrimonio senza che esistano dei soci, per un complessivo 5,3%. La ragnatela parte dal 1993. Ogni dettaglio della comunicazione firmata dal gestore di «The Heritage» Giancarlo de Filippo, uomo d’affari vicino a Salvatore Ligresti, aumenta i dubbi della Consob sul socio occulto di Premafin. Gli sceriffi di Giuseppe Vegas, che sono arrivati alle Bahamas seguendo la pista del 9,9% Premafin prima custodito in gestione fiduciaria dal Credit Agricole Suisse e da sempre attribuito dal mercato alla famiglia Ligresti, sarebbero tuttavia vicini alla svolta. Il 12,1% «caraibico» di Premafin, sommato al 30% in mano ai figli di Salvatore Ligresti, assicurerebbe alla famiglia il pieno controllo del gruppo anche se le banche creditrici decidessero la liquidazione del 20% custodito dalle casseforti a monte della catena di controllo.
La situazione di Premafin sembra tuttavia complicarsi ulteriormente dato che, secondo alcune indiscrezioni, il crollo dei mercati avrebbe messo in tensione alcuni covenant dei prestiti accesi dalla holding: probabile quindi una rinegoziazione. Oggi la società dovrebbe ufficializzare l’incarico a Banca Leonardo anche per il riassetto Fonsai. Ieri il direttore generale di Fonsai Piergiorgio Peluso, banchiere di fiducia di Unicredit (secondo azionista col 6,6%) e di Mediobanca (esposta per 1,1 miliardi) ha rimarcato che «verranno valutate tutte le opzioni, compreso l’aumento di capitale». Un modo per mettere l’accento sulla necessità di procedere a una ricapitalizzazione per riportare i margini di solvibilità di Fonsai verso il 120% promesso contro il 105% oggi stimato dagli analisti. Bocciata da Fitch, ieri in Borsa Fonsai ha perso il 5,4%. Nella lettera a Jonella Ligresti, Mediobanca ha già indica come inevitabile un’operazione da 600 milioni ma i Ligresti, che sono a corto di liquidità e si diluirebbero al 10-12%, stanno cercando un’alternativa con l’ad Emanuele Erbetta: la newco pensata da Credit Suisse in cui scorporare le grandi partecipazioni finanziarie di Fonsai e il prestito convertendo. Davanti a entrambi i percorsi c’è però lo scoglio Isvap.
Il cda di Fonsai ha deciso di affidarsi ai consulenti di Goldman Sachs, come voce «indipendente».

Già lunedì nel board non sono però mancati dissapori sul fatto che Massimo Della Ragione, plenipotenziario in Italia della banca Usa, sia uno dei consulenti storici di Salvatore Ligresti. Quando era in Jp Morgan seguì, insieme all’attuale capo del Credit Suisse Federico Imbert, la fusione tra le vecchie Fondiaria e Sai.

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