Il premier e il calo del Pil: "La crisi è preoccupante" Ammortizzatori ai precari

Parti sociali: "La Cgil si è esclusa da sola, ma le altre sigle danno un contributo alle riforme". Ammortizzatori anche ai precari. Sangalli: "Ma la spesa delle famiglie resiste"

Il premier e il calo del Pil:  
"La crisi è preoccupante" 
Ammortizzatori ai precari

Cagliari - Resta l'ottimismo, che Silvio Berlusconi continua a considerare una delle migliori ricette contro la crisi, perché - ripeteva ancora ieri mattina prima di scendere in conferenza stampa a Palazzo Chigi - se si fermano i consumi «allora sì che davvero non se ne esce». Ma per la prima volta, davanti a dati dell'Istat che registrano il peggior Pil dal 1993, il premier non si tira indietro. E ammette che sì, «questa crisi la guardiamo con preoccupazione» come farebbe «ogni persona di buon senso» perché «ha dimensioni che non sono ancora del tutto definite». D'altra parte, sono mesi che i grandi d'Europa si confrontano sulle soluzioni da intraprendere e proprio oggi a Roma si aprirà il G7 che vedrà l'esordio sull'economia globale della nuova amministrazione americana con il segretario al Tesoro Tim Geithner. Non è un caso, spiega il Cavaliere, che «nell'ultimo mese» abbia «dedicato alla politica estera il 62 per cento del tempo».

Al di là delle preoccupazioni, però, Berlusconi resta convinto che «questa crisi dipenda molto anche dai nostri comportamenti», anche se è «una crisi mondiale». «Noi stiamo rispondendo con i fatti», dice a Palazzo Chigi la mattina e ripete a Cagliari la sera. «Governo e Regioni - spiega - hanno dato buona prova nell'affrontare la crisi dando risposte concrete e immediate a quanti più direttamente sono e potranno essere colpiti». L'esecutivo ha infatti raggiunto un accordo con le Regioni per 8 miliardi per gli ammortizzatori sociali nel biennio 2009-2010. Merito anche del fatto, dice il Cavaliere, che «questa squadra lavora nella più completa concordia». Insomma, aggiunge riferendosi ad alcuni titoli di giornale, «non mi sento affatto solo e anzi sento una collaborazione, un'amicizia e un affetto da parte di tutti i componenti della squadra di governo».

Nel tardo pomeriggio, però, arrivato a Cagliari per chiudere la campagna elettorale di Ugo Cappellacci e lette le agenzie di stampa che riportavano gli affondi di Walter Veltroni (anche lui sull'isola a sostenere Renato Soru), Berlusconi è decisamente più netto. Il segretario del Pd dice che racconta barzellette. «Credo davvero - replica - che nella storia della Repubblica nessun governo abbia messo a punto tanti risultati quanto questo governo è riuscito a fare nei primi mesi della sua gestione». Sulla crisi, per esempio, «abbiamo già dato una risposta immettendo nel sistema 40 miliardi di soldi veri oltre gli otto miliardi dell'accordo chiuso stanotte». «Soldi - aggiunge - che consentiranno a chi, spero solo provvisoriamente, non ha la possibilità di conservare il proprio posto di lavoro di avere una percentuale importante del proprio stipendio».

Sulle accuse di immobilismo che arrivano dall'opposizione Berlusconi torna più d'una volta. E quando i suoi collaboratori gli leggono le dichiarazioni di Guglielmo Epifani in piazza a Roma («la lotta continuerà», dice il leader della Cgil) la chiosa del premier è laconica: «A noi i fatti concreti, a loro gli scioperi». E «almeno fossero uniti», aggiunge sempre in privato, «visto che mentre noi firmavamo l'accordo con le Regioni loro stavano lì a dividersi sulla piazza della Cgil».
Non è un caso che sull'argomento torni più d'una volta. Perché oltre a Veltroni c'è anche Guglielmo Epifani che da Roma annuncia che «la lotta continuerà».

Sul punto si ripete anche prima di avviarsi al comizio serale. «Noi - replica a chi gli chiede un commento sullo sciopero della Cgil - siamo il governo che fa la politica dei fatti». Insomma, «mentre la sinistra va in piazza, noi lavoriamo». E ancora: «L'opposizione distorce la realtà, riempie le piazze e neppure ci riesce». Ben più duro, invece, su Epifani.

«L'adesione allo sciopero - dice il presidente del Consiglio - è stata solo del 6%, lo sciopero è fallito». Insomma, «la Cgil si è tolta di mezzo lei da sola dal fronte sindacale, mentre gli altri sindacati hanno dato un contributo per le riforme».

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