Il premier e il «Toro farnese», simbolo dell’impennata italiana

Sarà la voglia di ripresa economica. Sarà l’immagine rampante che evoca. Sarà la grinta di cui è emblema. Sia quel che sia, è il toro l’ultima infatuazione del premier. E di un toro in particolare, quello farnese, una statua custodita al museo Archeologico di Napoli della quale Bondi, ministro dei Beni culturali, gli ha cantato le lodi. E dovevano essere davvero convincenti se il Cavaliere, la prima volta che è passato dal capoluogo partenopeo, ha deciso di ritagliarsi un po’ di tempo per una visita. Davanti all’animale rampante affiancato da alcuni uomini, il premier è rimasto entusiasta. Mirabilie di un blocco di marmo che si dice abbia ispirato anche «geni» dell’arte italiana.
Ebbene il «Toro farnese» (nella foto) ha talmente folgorato e colpito il presidente del Consiglio da convincerlo a farne l’icona del «made in Italy». Insomma un simbolo, un marchio, una firma dell’italianità alla riconquista del terreno perduto. Tanto che Berlusconi ne ha perfino chieste una serie di copie. I problemi sono nati quando Silvio ha dettato i tempi: li vorrei subito.
La premura non ha messo però in apprensione il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa, che è riuscito a rintracciare una fonderia, la ditta Chiurazzi, in attività da oltre un secolo, in grado di riprodurre copie eccezionalmente fedeli a tempo di record.

In appena una settimana ne sono stati sfornati un paio di pezzi, il Cavaliere si è rallegrato ma ha ordinato di proseguire con la produzione delle copie del «Toro farnese». La prime due hanno infatti già una destinazione precisa: la prima partirà alla volta dell’America, la seconda è destinata in Russia. E a buon intenditor poche parole...

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