In un incontro con i giornalisti della stampa estera, Berlusconi avrebbe annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi alle prossime elezioni e designato Angiolino Alfano, attuale ministro della Giustizia, come suo successore (con Letta al Quirinale). Vero, falso? Diciamo che quello del cambio di mano al vertice di un governo di centrodestra è una delle opzioni sul tappeto e che potrebbe avere un senso, e quindi una possibilità reale, a patto che Silvio Berlusconi continui, in altri ruoli e forme, a pilotare la nave. Altrimenti addio Pdl, addio asse di ferro con la Lega, quindi addio maggioranza e governo. L'unico dopo Berlusconi possibile è quello con Berlusconi e ora i famosi esperti, che da anni non ne azzeccano una, si eserciteranno a disegnare ipotesi e scenari: Berlusconi al Quirinale, no senatore a vita, no presidente del Pdl, no esule in una delle sue tante ville, no ci sta prendendo in giro e resterà al suo posto. In realtà bisogna soltanto aspettare che i tempi maturino e che il premier se ne inventi una delle sue, quei colpi di scena che da diciotto anni a questa parte spiazzano amici e nemici e lo rilanciano proprio quando tutti lo danno per morto.
Ma la notizia di ieri è però anche un'altra. E cioè che Berlusconi, nonostante l'accanimento mediatico- giudiziario, gode di una maggioranza sì numericamente più snella di prima ma politicamente molto più forte. Al punto da superare senza patemi la votazione sulla prescrizione breve per i processi alle persone incensurate, cosa impensabile prima della scissione finiana, per via di quel patto scellerato tra il presidente della Camera e le procure che garantiva gli interessi personali di entrambi. È una vittoria che segna uno spartiacque nei rapporti tra la politica e la magistratura: la prima si riappropria del suo diritto (costituzionale) di legiferare su ciò che crede (giustizia non esclusa); la seconda deve per la prima volta dopo tanti anni fare un passo indietro, sepolta dalle menzogne spacciate agli italiani sul fatto che una simile legge avrebbe azzerato i processi sul terremoto dell'Aquila piuttosto che quelli sull'incidente ferroviario di Viareggio, che con la nuova legge potranno rimanere aperti rispettivamente fino al 2033 e 2040. Se i pm e la sinistra ritengono che non si possa fare in tempo è meglio che i primi cambino lavoro e la seconda non si candidi a governare il Paese, nell'interesse di tutti i cittadini. In Italia ogni anno 170mila processi vanno in prescrizione per le lentezze e le incapacità dei magistrati. È evidente che procure e giudici devono cambiare marcia per perdere il record mondiale della lentezza: ce lo chiede la Corte europea dei diritti umani, lo pretendono le vittime, presunte vittime e imputati che incappano, a torto o ragione, nelle maglie dei nostri tribunali.
Certo che anche
Berlusconi godrà dei vantaggi di questa legge. È un cittadino italiano, per di più incensurato nonostante i 25 processi subiti, tra quelli già conclusi e quelli in corso. E anche questo fatto vorrà ben dire qualche cosa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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