«Preoccupati per Expo? No, terrorizzati»

«No, non siamo preoccupati. Cominciamo a essere terrorizzati. Dopo sei mesi stanno ancora discutendo di spartizioni politiche, di poltrone, di posizioni personali. Dopo sei mesi non hanno ancora deciso chi entrerà nel consiglio di amministrazione e quanti soldi prenderanno gli amministratori. Poi ci vorrà un anno per sapere chi saranno i maggiori general contractor. E quanto tempo passerà per sapere con quali regole e come saranno affidati i lavori alle imprese locali? Ma l’Expo del 2015 deve servire al rilancio di Milano, della Lombardia, dell’Italia o è una vetrina per qualcuno? O, peggio ancora, il solito carrozzone per sistemare qualcuno?».
Paolo Galassi, 51 anni, milanese, è presidente della Confapi (50mila imprese in tutta Italia con oltre un milione e mezzo di addetti), presidente di Apimilano (8.500 imprese), membro di giunta della Camera di commercio di Milano e presidente di Fiera Milano International Spa. Ha insomma tutte le carte in regola per dire la sua sulla situazione dell’Expo. E le sue paure sono le paure di tutti i piccoli e medi imprenditori.
Presidente Galassi ma voi che cosa chiedete ad Expo?
«Ci aspettiamo di essere chiamati ai tavoli dove si deciderà che cosa fare per Expo Milano e come farlo. A noi non interessano le poltrone, le cariche eccetera.

Però una volta assegnata la governance a qualcuno vogliamo partecipare alle decisioni successive, vogliamo sapere quali lavori si faranno, come si faranno, chi li farà… ».
Insomma a voi interessano i soldi, cioè le commesse.
«A noi non interessano i tavoli politici ma quelli tecnici. Ci sono in ballo 14 miliardi di euro. (...)

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