«Preoccupato per la mamma, vorrei dei libri»

«Preoccupato per la mamma, vorrei dei libri»

Il vicepresidente del consiglio della regione Lombardia Franco Nicoli Crisiani, arrestato per corruzione per una tangente da 100 mila euro e traffico illecito di rifiuti, si è autosospeso dal Pdl. È il primo passo rispetto a quello più importante che ha annunciato attraverso il suo legale: dimettersi da tutte le cariche istituzionali.
Però ora, nella sua cella del carcere bresciano di Verziano, sta leggendo le carte per affrontare prossimamente un nuovo interrogatorio dopo che davanti al gip Cesare Bonamartini si è avvalso della facoltà di non rispondere. Le dimissioni dalle cariche istituzionali sono un passo obbligato per Franco Nicoli Cristiani se vuole ottenere gli arresti domiciliari, come hanno chiesto i suoi legali al gip, in una prima istanza e la remissione in libertà in una seconda. Allo stato, infatti, le esigenze cautelari rimangono per il pericolo dell’inquinamento delle prove rappresentato proprio dalle cariche ricoperte. Uomo pratico e determinato, Franco Nicoli Cristiani in mattinata ha ricevuto la visita di due amici di partito: l’ex sottosegretario allo sviluppo economico Stefano Saglia e il deputato Giuseppe Romele. Ai due parlamentari bresciani ha rivolto una semplice richiesta: le lenzuola pulite, le ciabatte e un libro, possibilmente un romanzo non troppo impegnativo. Più che per la sua condizione, Nicoli Cristiani ha detto di essere preoccupato per l’anziana madre che ha 91 anni. Da quando è stato arrestato, lunedì mattina, non ha potuto contattarla. Domani, però, per la prima volta dopo il suo arresto potrà incontrare un familiare per il colloquio.
«L’abbiamo trovato bene - ha raccontato Giuseppe Romele, è sereno e molto tranquillo. Sta bene anche dal punto di vista fisico». Saglia e Romele sono rimasti circa un’ora con lui ma non hanno parlato dell’inchiesta: «Non gli abbiamo chiesto valutazioni di carattere giudiziario, nè lui ha voluto parlare della sua situazione. E, comunque, non era questo il motivo della nostra visita». In carcere, insomma, sono andati a trovare l’amico e non il compagno di partito.
Il gip Cesare Bonamartini ha sentito per due ore e mezzo l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli che al giudice ha ammesso di avere pagato la tangente di 100 mila euro a Nicoli Cristiani, spiegando che si trattava della prima tranche dei 200 mila euro concordati. Ha invece respinto le accuse relative al traffico illecito di rifiuti. La moglie dell’imprenditore, Orietta Rocca Pace si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere. Il presidente della Regione Roberto Formigoni è frattanto tornato a difendere l’azione della sua giunta, accusando chi ha chiesto le sue dimissioni di volere «colpire la nostra esperienza politica. Le responsabilità sono delle singole persone. Dimenticano che ci sono personaggi indagati e di grandissimo peso anche nell’opposizione».

Nei prossimi giorni la Procura di Milano, alla quale sono state inviate le carte relative al filone della corruzione, dovrà come atto dovuto richiedere al gip milanese la riformulazione degli ordini di custodia cautelare. Frattanto i carabinieri, su disposizione della Procura di Brescia, hanno acquisito atti in Provincia a Bergamo relativi all’attività dell’impresa di Locatelli.

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