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Presa al mercato la bomba che ha dilaniato il carabiniere

Latina. È stato «un tragico incidente» la morte di Alberto Andreoli, il carabiniere di quartiere morto nell’esplosione di una bomba nella caserma del comando provinciale di Latina il 14 settembre scorso. Lo sostiene il procuratore della Repubblica, Giuseppe Mancini. L'ipotesi più clamorosa che è emersa è che l'ordigno possa essere stato «acquistato su una delle bancarelle gestite da immigrati dell'est». Grazie ai risultati del Racis e dei consulenti dell'artiglieria, infatti, è stato possibile stabilire che la bomba esplosa è una M52 o M69: entrambe non hanno un innesco tradizionale ma esplodono se vengono battute a terra o se viene sfilato l'innesco stesso. Ordigni «sconosciuti in Italia, anche a chi ha un minimo di nozioni sugli esplosivi - ha spiegato ancora Mancini - ma presenti nell'ex Jugoslavia e anche in Irak, a partire dagli anni '80». La bomba proviene da quelel zone ma resta un mistero come sia entrata in Italia e sia finita nella stanza condivisa dalla vittima e dal maresciallo Stefano De Rinaldis. «Siamo solo alle ipotesi, comunque in buona fede - ha detto ancora il procuratore - quello che sappiamo è che la bomba era priva del tappo di protezione perchè non è stato trovato».
Un souvenir, quindi, che tra l'altro «non può essere arrivato da militari in missione - ha spiegato il colonnello Domenico Libertini, comandante provinciale dell'Arma - perchè si è sottoposti a rigidi controlli al momento di rientrare». Sono stati già ascoltati alcuni dei trenta militari che hanno svolto missioni e ne saranno sentiti altri. Nella stanza dov'è avvenuta l'esplosione è stata trovata anche la «testa» di una matrioska ma senza il resto della bambola. È escluso che possa essere stata al posto del tappo di sicurezza «perchè il diametro è inferiore a quello della vite che faceva da innesco», ha spiegato ancora Mancini.
I colleghi della vittima hanno escluso di aver visto prima sia la bambola che l'ordigno.

Sono stati disposti anche controlli nei mercatini, affidati a polizia e carabinieri, per verificare la presenza di ordigni simili a quelli M52 o M69, magari riverniciati e venduti proprio come souvenir.

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