Egregio Presidente Fini, mi chiamo Nicla Ghironi e faccio il mestiere di scrivere. Ma non è di me che voglio parlare. Le mie parole sono per il Pdl da farsi e per la sua opposizione o contraltare o alternativa o diversità. Mi rendo conto di parlare con uno che è nato e cresciuto dentro un sistema partito, di cui porta ancora tutte le doti e i disvalori. Ciò comporterà fatica e solidarietà. I partiti politici di un tempo (Dc, Pci, Psi, Msi, Pr, Pli) hanno svolto un grande compito, addirittura didattico nel merito della trasmissione e della partecipazione, ma hanno anche creato un sistema partitocratico autoreferenziale, da cui è disceso un altro aberrante sistema, quello clientelare. Io ho in uggia financo il termine «sistema» (anche se mi rendo conto di una certa sua necessità) poiché tale vocabolo presuppone logiche da tavolino, statiche e astratte, a fronte della carnale mobilità della vita. Dicevo della partitocrazia di un tempo. Finita e chiusa nella memoria sostanziale di ognuno di noi. Guai a riproporla in un tempo cambiato e davanti a necessità e aspirazioni, altre.
Dunque, il Pdl da farsi come partito non partito, da usare quando serve - comunicazione e propaganda - e da emarginare quando la sua utilità è dubbia in termini di governo e di amministrazione della politica. È questa una logica tutta femminile, straordinaria per concretezza idonea a raggiungere obiettivi altri, il nostro Berlusca (per dirla alla Bossi, ultimo animale politico in dotazione all'Italia) possiede tale logica. E lei Presidente Fini? Io penso di no, le tattiche che ci mostra e i sottesi indicibili (?) sono, per intero, patrimonio di una cultura partitocratica obsoleta. Ma lei, Fini, ha un cervello di prim'ordine, linguaggi rigorosi (eccessivamente secchi per i miei gusti) e passione politica, e dunque io sono molto interessata a lei, come persona in grado di creare un Pdl ricco di voci, di toni, d'idee, in grado di sostanziare un partito non partito in termini di novità assoluta. Un partito, il Pdl, agile, cioè sburocratizzato, duttile, cioè in grado d'adattamento o d'impugnatura, snello, cioè senza capi e capetti, ras locali, gruppi o sottogruppi, un partito che deve disporre di luoghi costantemente aperti al popolo su tutto il territorio nazionale. Un partito non partito, che per essere tale, necessita di un personale politico straordinario: idee, passione, generosità, curiosità intellettuale, linguaggi multipli, vocabolario ricchissimo, comunicazione a 380°, voglia di stare in mezzo alla gente cosiddetta comune, capacità di propagandare ogni giorno dell'anno, desiderio di confrontare tesi teorie ipotesi, convinzioni. Ecco fatto un personale idoneo a sostanziare un partito non partito, il Pdl da farsi. Un personale colmo di merito e adatto a spalmare la cultura della meritocrazia, affossando per sempre quella clientelare. Un personale politico di tale fatta va creato e istruito. Alla base di doti individuali va insinuata la leva che sarà in grado di dar vita a un Pdl speciale. Per umanità e rigore etico.
Dunque, onorevole Fini se la sente di porre mano e mente a una tale grandiosa costruzione? Io ho fiducia nella sua intelligenza. Per fare quanto le chiedo non è necessario mettersi di traverso. E «contro» Berlusconi (costui è straordinario, anche nelle sue défaillances, costui è attualmente insostituibile e costui è altamente produttivo) e davanti ai residuati bellici di una sinistra italiota. Per fare quanto le chiedo c'è bisogno solo di sistematici e veloci spazi di discussione, costruiti da voci in grado di volare. È chiaro? In tale contesto risultano ridicoli e rischiosi i cosiddetti Fedeli e Fedelissimi di questo o di quello.
E vengo al secondo punto, quello che riguarda l'opposizione al Pdl. Certamente non dobbiamo né vogliamo crearla noi, ma abbiamo il dovere d'individuarla, questo sì. Io parto dal principio che un governo o una maggioranza validi devono avere un'altrettanto valida opposizione, dato che la democrazia non si costruisce coi blabla. Un'opposizione debole, frantumata, priva d'idee e di progetti alternativi, di per se stessa getta discredito culturale anche verso una maggioranza che governasse nel migliore dei modi. Il cittadino distratto dice «maggioranza e opposizione per me pari sono». Nulla vi è di più drammatico di una tale convinzione, per sfatarla o quanto meno per arginarla è necessario impugnare la validità e la diversità. Per noi e per la nostra Opposizione: validità in termini di cultura politica e diversità in termini di progetto politico. In altre parole, noi dobbiamo individuare nel marasma dirimpettaio quello o coloro che sono in grado di esaltare la Differenza. Come cultura politica, come metodi, come organizzazione, come linguaggi, come idee diverse circa la perifrasi mortale della vita.
Un'opposizione così fatta è ravvisabile nel Partito Radicale dell'enorme Pannella. Se noi abbiamo rispetto di un Popolo e delle sue libertà, noi, allora, dobbiamo cominciare a rivolgerci a una tale opposizione, trascurando le altre. Sarà poi tale opposizione a radunare nel suo ventre tutti i residuati bellici di una remota edificante (nel bene e nel male) sinistra italica.
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