Niente malavita organizzata, ipotesi del resto quasi subito scartata, ma un debito di qualche migliaio di euro, per certa refurtiva non pagata. Ecco il movente dellomicidio di San Siro, per il quale laltro giorno è stato arrestato a Nizza lesecutore materiale. Mentre il complice, quando ha sentito sul collo il fiato della polizia, si era presentato in Procura giurando di «non avere sparato». Finendo subito in galera. Rimangono da individuare altre persone, una o due, presenti al delitto, ma con ruoli marginali.
Delitto dunque maturato nel sottobosco della malavita milanese composto da balordi che si limitano a furti, ricettazioni, truffe e qualche volta fanno qualche favore ai veri boss. Come Giovanni Di Muro, 41 anni, nato a Montecorvino Rovella in provincia di Salerno, imprenditore di Verdellino, provincia di Bergamo, dove ha sede anche la sua Restauri edili srl, società con 4 milioni di fatturato.
Sviluppa il suo giro di amicizie in un bar di via Porpora frequentato anche da noti pregiudicati come Ugo Martello, Guglielmo Fidanzati, Luigi Cicalese e Giuseppe Onorato, boss calabrese di 72 anni. Con lui rimane impigliato nelloperazione Metallica: 24 arresti e 48 indagati per estorsioni, usura e traffico di stupefacenti. Ma gli investigatori escludono subito questa pista: Cosa nostra e ndrangheta non uccidono in strada, ma nellombra e nessuno vede o sente nulla.
Mentre limprenditore viene ammazzato davanti a parecchi testimoni. Il 5 novembre alle 11 aveva posteggiato in via Rospigliosi un Suv Mercedes ed era sceso per incontrare alcune persone. Poi improvvisamente si era messo a correre inseguito dallassassino che gli aveva sparato quattro colpi, lultimo in faccia per «finirlo». Dunque un omicidio «disorganizzato». Talmente disorganizzato che agli investigatori della Mobile basta setacciare il cellulare della vittima per individuare le persone con cui aveva lappuntamento. Uno è Nicola Valente, 42 anni, pregiudicato originario di Trani, residente in via Bovisasca, gestore di bar tabacchi nel Milanese. Sente puzza di bruciato e così il 9 si presenta dal pm Celestina Gravina, ammette di essere stato lì quel giorno ma solo per fare da mediatore. Il magistrato non gli crede, anzi pensa sia stato lui a portare la pistola, per altro non ancora trovata, e lo sbatte dentro.
Lesecutore materiale è già stato identificato del resto. È Antonio Da Ponte, 31 anni, originario di Napoli, anche lui pregiudicato, domiciliato a Rozzano dove lavora in una macelleria. Dopo il delitto si era rifugiato a Nizza dove è stato individuato e poi arrestato laltro giorno alle 16.30.
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