da Roma
Latitante da un quarto di secolo. Era lultimo estremista nero uccel di bosco, il primo dei super ricercati dellAntiterrorismo italiano: Pier Luigi Bragaglia, detto «PiBi», trascorsi nei Nar, sera rifatto una vita in Brasile lasciandosi alle spalle condanne a 12 anni per banda armata e associazione sovversiva, rapina, detenzione e porto abusivo di armi. Come tutti i grandi latitanti, ha commesso però un errore dovuto alla troppa sicurezza: si è messo in contatto con vecchi «camerati» romani e, indirettamente, con i familiari. Nessuno, nemmeno lui, immaginava che il Ros dei carabinieri gli stava addosso. Serviva una conferma, ma cera solo un nome: Paolo Luigi Rossini Lugo, di nazionalità venezuelana, titolare di un albergo nellisola dei surfisti di Ilhabela, duecento chilometri dal San Paolo. Così si faceva chiamare la primula nera, sposato a una ragazza locale che si è detta alloscuro dei trascorsi del marito. E così alluscita della sua «posada» lhanno chiamato i carabinieri, supportati dalla polizia federale brasiliana, prima di contestargli le sue vere generalità: «Sì, ok. Sono Pierluigi Bragaglia» ha risposto chinando il capo. «Bibi» sera nascosto in Brasile sicuramente dal 1988, quando ottenne il numero di codice fiscale brasiliano. Quando lo rintraccia a Ilhabela, il Ros impiega tre giorni ad avere una conferma che il gestore dello «Chalet do Paolo» sia il fantasma dei Nar. Piazza microspie ovunque, installa telecamere nella hall, lo segue quando va in spiaggia o a cena fuori. Il riscontro definitivo, però, arriva dalle impronte digitali: quelle della patente brasiliana e quelle del casellario italiano coincidono alla perfezione. «È lui». Scatta il blitz. Bragaglia capisce che è finita, non oppone resistenza, si fa ammanettare. Ora è nel carcere di San Paolo, in attesa dessere estradato.
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