Pressing di Berlusconi su Gheddafi: «Bisogna pattugliare il mare»

da Roma

«So che le piace molto, così ho deciso di farle preparare il cous cous...». Inizia così il pranzo tra Berlusconi e Gheddafi sotto la tenda del leader libico in riva al mare di Sirte. Un faccia a faccia, insomma, che non segue fino in fondo il rigido protocollo della diplomazia e che diventa presto un incontro anche conviviale. Con elogi da parte del premier sia per il cous cous («davvero ottimo») che per il completo bianco del Colonnello («la trovo di un’eleganza straordinaria»). Gheddafi ricambia e si dice soddisfatto di aver «finalmente ritrovato sulla scena internazionale un interlocutore credibile».
Un incontro di due ore e mezzo, intervallato da un pranzo cui partecipano solo Valentino Valentini, consigliere del Cavaliere per la politica estera, e Abdulhafed Gaddur, ambasciatore libico a Roma. Berlusconi e Gheddafi affrontano ovviamente la questione immigrazione, ma pure quella dell’annoso contenzioso sui risarcimenti del periodo coloniale italiano che la Libia reclama dal 1969. «Bisogna chiudere al più presto - convengono i due - tutti i punti in sospeso».
Sul fronte immigrazione clandestina, poi, il Cavaliere insiste sulla necessità di «un ulteriore rafforzamento della cooperazione tra Libia e Italia che dovrebbe essere inquadrata anche in un’ottica europea». Per questo Berlusconi insiste sulla necessità di «attuare con urgenza l’accordo del 29 dicembre 2007 sul pattugliamento marittimo congiunto».
Nel corposo dossier che gli ha preparato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, infatti, è scritto a chiare lettere che un adeguato controllo sull’immigrazione clandestina proveniente dalla Libia - dove convergono la maggior parte degli extracomunitari che puntano alle coste italiane - porterebbe a una drastica riduzione del fenomeno, soprattutto per quanto riguarda Lampedusa.
Un faccia a faccia - il quinto tra i due - particolarmente significativo, perché è il primo dopo la maglietta anti-Islam di Roberto Calderoli, gli incidenti di Bengasi del febbraio 2006 e le tensioni di poco più di un mese fa per la nomina a ministro del colonnello leghista. Una visita che ha dunque l’obiettivo di rilanciare la collaborazione bilaterale. Palazzo Chigi parla di incontro «cordiale».
E nella nota ufficiale, diffusa poco dopo il rientro di Berlusconi in Italia, si conferma che i due leader hanno affrontato «tutti i principali temi bilaterali e dell’attualità internazionale». Dal processo di pace in Medio Oriente al vertice di Parigi del 13 luglio sull’Unione per il Mediterraneo.

Si parla anche di questioni economiche e del caro petrolio. Con il Cavaliere che conferma la volontà delle imprese italiane di partecipare ai progetti infrastrutturali varati dalla Libia. La collaborazione con l’Eni, concordano tutti e due, sta dando «risultati soddisfacenti».

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