Paolo Stefanato
da Milano
La Borsa individua un nuovo obiettivo di mercato, e la Popolare di Intra guadagna un altro 4,7%, dopo il 2,9% di martedì. Le manovre sulla banca sono cominciate da tempo, da quando la crisi della Finpart si è ripercossa sui suoi conti, rendendo necessario un riassetto organizzativo. E il desiderio di aggregazione è apparso più palese quando la Popolare di Vicenza ha progressivamente aumentato la propria partecipazione fino al 4,889%, diventandone il primo azionista. Dellaltro ieri la notizia che anche la Popolare dellEmilia Romagna ha superato la soglia di visibilità del 2%, e il mercato vede configurarsi, con questa operazione, una possibile competizione tra due pretendenti, entrambi congrui e appartenenti allo stesso «sistema» delle banche popolari.
I due protagonisti - Gianni Zonin, presidente della Vicenza e oggi particolarmente liquido avendo in cassa i 490 milioni del recente aumento di capitale; e Guido Leoni, amministratore delegato della Popolare Emilia Romagna - giocano con fair play, quel misto di correttezza, rispetto ed eleganza di stile che appartiene alla più genuina tradizione del mondo delle banche popolari. Leoni, intervistato dal Sole 24 ore, ha negato ogni bellicosità: «Diciamo che il nostro è un segnale di disponibilità lanciato agli amici della Popolare di Intra. Se e quando dovessero decidere di procedere a un'aggregazione con un'altra banca, sappiano che noi siamo disponibili». Il messaggio lanciato ai vertici di Intra non va dunque oltre «un gesto di amicizia». «Esistono rapporti antichi - ha osservato Leoni riferendosi alle due banche -. Negli ultimi anni avevamo l'1,2% del capitale e nelle ultime settimane siamo saliti al 2%. Da parte nostra è un piccolo investimento».
Interpellato ieri dal Giornale, anche Gianni Zonin ha confermato «il massimo rispetto per lautonomia della Popolare di Intra». Egli ha negato che i due investimenti siano concertati e riconducibili a un disegno comune: «Dellinvestimento della Popolare dellEmilia Romagna ho appreso dai giornali», ha ammesso laconicamente. La «logica di sistema», che in questi anni ha presidiato il comparto delle banca popolari, è rivendicata da entrambi. Dice Zonin: «Noi siamo una popolare vera», riferendosi ad alcuni esempi resi ibridi da modelli di business più spregiudicati; dice Leoni: «Se le popolari non fanno sistema tra loro corrono dei seri rischi di essere fagocitate da gruppi esteri». Antonveneta docet, anche se lì la «logica di sistema» in chiave difensiva si è rovinosamente incagliata.
Se sarà battaglia, lo si vedrà prossimamente. Ma non in una logica di puro mercato, perché gli sbarramenti allazionariato e il voto capitario impediscono scalate a queste «società cooperative a responsabilità limitata».
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