Prestava soldi con tassi del 20% al mese

L’INDAGINE I carabinieri hanno raccolto prove anche contro altri usurai A tre l’obbligo di firma

Prestavano soldi a strozzo a commercianti e imprenditori in difficoltà. E se i loro «clienti» non riuscivano a onorare il debito erano botte. Minacce verbali, aggressioni, intimidazioni alle famiglie. Per convincere le vittime a pagare gli interessi da capogiro, tra il 15 e il 20 per cento al mese, l’organizzazione criminale mandava avanti i suoi esattori: gente di pochi scrupoli, ex pugili, picchiatori di bassa lega.
Tutto questo fino a ieri mattina, quando i carabinieri di Civitavecchia, mandato di cattura alla mano, arrestano il capo della banda, M.C., 72 anni, pregiudicato di Cerveteri. E proprio nella località di origini etrusche, come nella vicina Ladispoli, il quartier generale dei criminali. Gli inquirenti hanno raccolto prove a sufficienza anche contro altri personaggi locali, tre dei quali sono stati sottoposti, per il momento, all’obbligo di firma in caserma. Indagine lunga per gli uomini del nucleo operativo della compagnia di via Antonio Da Sangallo, avviata come spesso succede grazie alla denuncia, nel luglio 2008, di un imprenditore disperato, finito nella mani degli usurai. Una storia tra le tante, purtroppo. La crisi economica, il rifiuto delle banche di concedere fidi per sanare i bilanci aziendali, la prospettiva di tamponare l’emergenza ricorrendo ai «cravattari». «Credevo di poter saldare tutto in pochi mesi - racconta ai militari un commerciante - ma ogni settimana che passava la somma cresceva in maniera esponenziale. E quella gente diventava sempre più violenta». L’organizzazione, prima di cedere il denaro richiesto, si assicura la piena copertura della somma prestata - spiega il capitano dei carabinieri Mauro Izzo, comandante della compagnia Civitavecchia - con vari sistemi. Dagli assegni postdatati agli atti di cessione di attività commerciali, appartamenti, autovetture, gioielli. In caso di mancato pagamento, nonostante i pestaggi e le azioni di “convincimento”, i delinquenti acquisiscono beni delle vittime tramite passaggi di proprietà». Atti notarili, come dire, forzati dalla necessità di tornare a una vita serena.
Secondo gli inquirenti la gang agiva in maniera particolarmente crudele. Per i carabinieri l’attività criminale era possibile attraverso due metodi: il fermo mensile e il cambio assegni. Il primo, il più utilizzato, consiste nel rilascio di un prestito decurtato ab initio degli interessi e garantito dalla vittima con un assegno pari alla richiesta avanzata. Ogni mese vengono corrisposti i soli interessi pretesi dall’aguzzino sino a quando non si paga l’intera somma chiesta in prestito in un’unica soluzione.

Nel secondo sistema vengono scambiati reciprocamente assegni dei rispettivi conti correnti, ovvero si pretendono assegni postdatati rilasciando nel contempo titoli pagabili a vista o denaro contante, decurtati del tasso di interesse. Sequestrati 17 assegni postdatati per 42mila euro e 29 assegni in bianco. I quattro sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione.

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