Prestiti, licenziamenti e acquirenti stranieri: ecco il futuro di Alitalia

da Milano
Tutti s’interrogano: e adesso? Fino a quando voleranno gli aerei col timone bianco rosso e verde? Che fine farà la povera Alitalia? Il ritiro, da parte di Cai, della proposta di acquisto condanna la compagnia a una fase confusa e drammatica. Il commissario straordinario, Augusto Fantozzi, ha dichiarato di continuare «a lavorare per l’operatività», ma fino all’esaurimento del denaro in cassa. I più realisti stimano in una settimana, dieci giorni al massimo l’autonomia, tenendo conto che, secondo Fantozzi, a fine settembre non ci sarà liquidità superiore ai 30-50 milioni; secondo gli ultimi dati, Alitalia perde 2 milioni al giorno. Ma nel frattempo stanno crollando le vendite, sia quelle dei privati, sia quelle di agenzie e operatori turistici: tutti, a fronte di una prenotazione, vogliono certezze. Ma già si vede che cos’è il mercato in presenza di anomalie nell’offerta: chi ha prenotato ieri un Linate-Fiumicino per sabato con Air One, ha pagato la bellezza di 549 euro. Il prezzo della non-concorrenza.
Nelle casse dell’Alitalia, stando alle ultime dichiarazioni ufficiali, ci sono comunque ancora i 300 milioni di euro versati dal Tesoro a titolo di prestito ponte e contabilizzati a patrimonio. Il commissario, per garantire la continuità, può inoltre accedere a prestiti bancari: tutto il denaro che le banche saranno disposte a concedere. Già si parla di un finanziamento della stessa Intesa Sanpaolo. Un prestito destinato all’esercizio provvisorio dell’attività (che non può avere garanzie statali per non incorrere nelle procedure d’infrazione europee) è una spesa della procedura e quindi gode di una «prededuzione» rispetto a tutti gli altri debiti: viene cioè rimborsato per primo.
Compito del commissario è quello di tenere operativa l’azienda per tutto il tempo possibile, al fine di cederla ancora in vita. Fantozzi dunque non può convertire l’amministrazione straordinaria in fallimento prima di aver tentato ogni strada per garantire la continuità. Gli strumenti che ha a disposizione sono quelli di ridurre l’attività, mettendo in cassa integrazione parte del personale. Può inoltre accelerare la cessione di rami d’azienda e ottenere così risorse fresche per alimentare l’attività di volo. Sono già arrivate al commissario richieste d’acquisto per il settore cargo, per la manutenzione pesante (Atitech) e per parte della flotta da dismettere.
Ma principalmente il commissario dovrà riattivare i contatti con la compagnie europee che, con varie graduazioni, in questi mesi sono apparse interessate all’Alitalia. Qualche giorno fa Air France, Lufthansa e British Airways si erano mostrate disponibili, al massimo, ad acquisire quote di minoranza in Cai. Ora, dopo il ritiro di quest’ultima, può darsi che qualcosa cambi. Ieri c’è stato un «no comment» di Air France e di Lufthansa. Molti si chiedono per quale ragione Air France dovrebbe rinunciare ad acquisire, dalla procedura, un’Alitalia a propria misura, sgravata della zavorra, quando solo pochi mesi fa era interessata ad acquistarne l’intero perimetro, debiti compresi.
Fantozzi è stato convocato per lunedì dall’Enac, l’autorità per l’aviazione civile. L’Enac ha recentemente concesso ad Alitalia una licenza provvisoria, in mancanza dei requisiti per quella ordinaria. Le norme prevedono che una compagnia debba avere una cassa sufficiente a garantire 12 mesi di attività; oggi in Italia nessuna compagnia, o forse una soltanto, si trova in queste condizioni.

Ieri sera Fantozzi è stato ricevuto a Palazzo Chigi, insieme al presidente dell’Enac Vito Riggio, dal sottosegretario Gianni Letta e dai ministri Sacconi (Lavoro) e Matteoli (Trasporti). Per lunedì è anche previsto un vertice tra Fantozzi e i ministri interessati.

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